Morto Benedetto XVI. Il teologo che scrisse la biografia: "Papa riformatore e spirituale"

L'intervista a Elio Guerriero, autore nel 2016 di "Servitore di Dio e dell'umanità"

Addio a Benedetto XVI, il papa emerito Joseph Ratzinger. Il predecessore di Francesco è morto questa mattina, alle ore 9.34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Aveva 95 anni. Nel 2013 fu il primo papa a dimettersi. Ripubblichiamo nell'occasione l'intervista realizzata dal nostro giornalista Dario Crippa al teologo monzese Elio Guerriero, autore di una biografia di Ratzinger pubblicata nel 2016.

Monza, 30 ottobre 2016 - Quando ha saputo che intendeva scrivere una biografia su di lui, ha detto... "ma non è un po’ presto?". Poi però, quando il libro è stato pronto – e ha ottenuto in via del tutto ufficiosa anche il suo imprimatur - "ha detto che gli è piaciuto... e ha aggiunto che apprezzava particolarmente i colori scelti per la copertina (bianco e azzurro, ndr) perché gli ricordavano quelli della sua Baviera". C’è un teologo e filosofo monzese che ha appena dato alle stampe un libro davvero molto particolare: si intitola “Servitore di Dio e dell’umanità”, è stato pubblicato da Mondadori (542 pagine) ed è la prima biografia di Benedetto XVI. Ha già avuto l’onore di essere presentato a Roma alla presenza del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato per la Santa Sede, a Milano dall’arcivescovo Angelo Scola e persino dal comico Giacomo Poretti, quello di “Aldo, Giovanni e Giacomo”, noto per la sua profonda fede cattolica.

Elio Guerriero, a Caprilia in provincia di Avellino il 14 gennaio 1948, ma trapiantato da oltre vent’anni a Monza, ha fatto studi importanti di Teologia e Filosofia fra Roma, Milano e la Germania prima di entrare nel mondo delle case editrici. Ed è stato proprio in Germania che, studiando anche teologi come lo svizzero Hans Urs von Balthasar, è diventato un profondo conoscitore di teologia tedesca. Non certo a caso, già nel 1985 ha conosciuto Joseph Ratzinger, quando era ancora cardinale, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’ex Sant’Uffizio.

Perché questo libro? "Avevo avuto modo di conoscere Ratzinger da molto tempo e, soprattutto dopo le sue dimissioni, avevo l’impressione che attorno a lui fosse molto forte il rischio di travisare la sua immagine autentica".

Sentiva come l’urgenza di ristabilire la verità? "Avevo l’impressione che la disinformazione attorno a lui fosse molto forte, mi stava invece a cuore trasmettere l’immagine autentica di questo pontefice che avevo sempre conosciuto".

E qual era questa immagine? "Quella di un uomo cordiale, onesto, profondamente diverso per esempio dallo stereotipo del “pastore tedesco” che fin dalla sua elezione veniva a volte trasmesso dagli organi di informazione".

Dunque, chi è Joseph Ratzinger? "Una persona onesta, che ha affrontato uno dei nodi del nostro tempo. Nel corso del suo pontificato ha tenuto alcuni discorsi particolarmente importanti, uno fu quello che destò tanto scalpore a Ratisbona, poco dopo la sua elezione".

Perché? "In quel discorso parlò della violenza collegata alla religione, un tema quanto mai attuale: ha detto che “gli uomini di religione devono fare uno sforzo comune per allontanare da loro il sospetto della violenza”".

Eppure le polemiche furono molte... "L’input per l’attacco al papa venne dallo stesso Occidente, dal New York Times in particolare, a cui solo successivamente si unì parte del mondo islamico. Il limite di Ratzinger era solo quello di dire la verità. Perché si tratta di un uomo timido, ma non privo di coraggio, quando si tratta di parlare chiaro non si è mai tirato indietro".

Ratisbona, e poi? "Nel suo discorso a Parigi, al Chiostro dei Bernardini, avanzò la proposta di un umanesimo per il 2000, nel quale diceva che bisogna costruire un dialogo fra le religioni; e stabilire un dialogo fra religione e laicità, che non deve ridursi a laicismo, a sua volta integrista".

Passerà alla storia solo per la sua clamorosa abdicazione? "No, perché ha cercato di fare una vera riforma all’interno della Chiesa... e i discorsi di riforma quando sono sinceri non sono amati, tanto è vero che le prime difficoltà le ha trovate proprio all’interno della Chiesa".

Parla degli abusi sessuali dei preti sui minori? "Il suo discorso di riforma è cominciato proprio da lì, dalle sue prese di posizione nette sugli abusi dei preti, mettendo in chiaro che la Chiesa deve innanzitutto farsi carico delle persone offese dai torti. In ogni visita papale nel Mondo ha incontrato le persone offese, il capo di questa istituzione ammetteva e si faceva carico dei torti provocati".

Fra i suoi detrattori c’è chi sostiene che non agiva con lo stesso vigore prima di diventare papa... "E invece sin da quando ebbe per la prima volta l’incarico di occuparsi di questi temi, nel 2002/2003, ebbe a scrivere: “Questa vita è molto dura” e disse “quanta sporcizia c’è anche nella Chiesa”. Aveva ben presente la situazione, la sua resistenza ad accettare l’incarico era dovuta anche a questo. L’impressione è che nella sua volontà riformatrice sia stato lasciato solo prima di tutto dai suoi".

Che pontificato è stato il suo? "Riformatore e spirituale. Il vero problema dell’Occidente è il trionfo del positivismo, del materialismo e del relativismo: per la Chiesa è un po’ una nemesi storica, ha lottato contro il marxismo e dalla sua caduta è venuto fuori un materialismo edonistico, senza valori di riferimento: è il tramonto dell’Occidente. Di qui il forte appello inascoltato di Benedetto XVI all’Europa... e purtroppo la sua previsione si sta rivelando esatta, l’Europa va verso il tracollo".

Perché ha abdicato? "Ha avuto un’idea molto forte del servizio, un po’ per le sue origini mitteleuropee e un po’ perché si è sempre sentito un sopravvissuto, uno scampato alla guerra. Credo che la sua decisione di dimettersi sia maturata nella primavera del 2012, ma il pensiero lo aveva sempre avuto: dopo il viaggio in Messico e a Cuba stava male, il fuso orario - per lui che aveva già 86 anni – era stato molto pesante da sopportare. In più c’era lo scandalo Vatileaks. Ratzinger è un uomo abituato a dire la verità: e nel momento in cui ha capito di non essere più in grado di svolgere il proprio servizio, ha pensato: il Signore troverà qualcun altro. Un gesto profetico, non si aspettava una reazione e uno scalpore mediatico tali, ma era consapevole che la sua scelta potesse aprire anche ad altri che la stessa strada... E anche il suo successore Francesco, con cui ha sempre avuto la massima intesa e cordialità, non lo ha escluso per se stesso".

L’arrivo di Bergoglio è stata una sorpresa. E c’è chi addirittura avanza l’ipotesi di dissidi con papa Benedetto... "Sciocchezze. E l’elezione di Bergoglio, che quando divenne papa Ratzinger era arrivato proprio dietro di lui, un po’ era nell’aria. E lo stesso Ratzinger con le sue dimissioni l’ha favorita".

Chi sceglie il papa, lo Spirito Santo come sostiene la Chiesa o manovre politiche? "Non vedo un “aut aut”, vedo ambedue le cose, lo Spirito Santo per un credente si manifesta attraverso la docilità degli uomini. E una parola va detta a favore di questa vecchia Istituzione che è la Chiesa: ha dimostrato la capacità di rinnovarsi profondamente nonostante i suoi secoli di vita".

Sembra però in crisi, almeno in Europa... "C’è un problema irrisolto ed è il distacco fra gerarchia apostolica e i fedeli, soprattutto in Europa: bisogna che la Chiesa trovi la forza di aprirsi maggiormente ai laici e alle donne, anche se bisogna poi vedere che potere avranno queste ultime. Bergoglio si è posto il problema ma è ancora a livello di enunciato".

Qual è la felicità per un teologo? "Per dirla con Ratzinger, “l’amore delle lettere e il desiderio di Dio”... Mi ritrovo molto in questo percorso, mi piacciono i bei libri, il senso del bello e della comunione: “aprire le porte” dice papa Francesco, dovremo dividere il pane con chi ci sta vicino".

Papa Francesco ha firmato la prefazione al suo libro. "Gli ho mandato sommessamente la richiesta e in un batter d’occhio la prefazione era sul mio tavolo".