Seregno, morta per un intervento di chirurgia estetica: indagini chiuse

Il fratello della vittima, una 39enne che doveva sottoporsi a un intervento di rialzamento dei glutei: "Credo si andrà al rinvio a giudizio"

Maria Teresa Avallone

Maria Teresa Avallone

Seregno (Monza Brianza), 6 dicembre 2019 - La Procura chiude l’inchiesta sulla 39enne morta dopo tre giorni di coma per una reazione durante la preparazione con anestesia locale a un trattamento estetico ai glutei. La conclusione delle indagini firmata dalla pm monzese Sara Mantovani, titolare del fascicolo penale sul decesso di Maria Teresa Avallone, impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e residente a Desio, riguarda l’ipotesi di reato di omicidio colposo nei confronti del chirurgo Maurizio Cananzi, che opera in uno studio di medicina estetica in via Stoppani a Seregno.

È lì che il 5 marzo scorso Maria Teresa si era recata per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale. Ma quel giorno, secondo la ricostruzione della vicenda giudiziaria, pochi minuti dopo la somministrazione della sostanza per addormentarla, la donna è andata in arresto cardiaco. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Poi l’arrivo dell’ambulanza e il trasporto all’ospedale San Gerardo di Monza, dove la 39enne è stata ricoverata nel reparto di Neurorianimazione. Ma è morta l’8 marzo senza mai riprendere conoscenza. "Maria Teresa poteva essere salvata, ma il chirurgo non ha saputo rianimarla", sostiene Antonio Avallone, fratello di Maria Teresa, che di professione fa l’avvocato e ha deciso di seguire personalmente le indagini. Antonio Avallone ha letto gli esiti della perizia medico legale disposta dalla Procura e si dichiara convinto che si vada verso "il rinvio a giudizio del chirurgo".

Dal canto suo, Maurizio Cananzi nega l’accusa. Dopo un accurato controllo alla sua attività, i carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni hanno dissequestrato il suo studio di chirurgia estetica, permettendogli di riprendere la sua professione, non avendo probabilmente riscontrato violazioni alle normative imposte a chi, come lui, accoglie pazienti in un ambulatorio medico. L’altra questione al vaglio della magistratura è quella relativa all’intervento di emergenza dopo che la 39enne è andata in arresto cardiaco, anche se il chirurgo ha provveduto a un primo intervento rianimatorio. Ora, dopo la conclusione delle indagini, l’indagato ha ancora un termine per presentare memorie difensive o chiedere di rendere interrogatorio prima della decisione sul rinvio a giudizio.