Lucas, 9 anni: a Monza il piccolo Neymar. Un talento brasiliano del calcio in città

Nato e cresciuto a Monza da una famiglia italo-carioca, a 9 anni e mezzo si è fatto notare sulle spiagge di Rio de Janeiro

Monza - l bambino tocca la palla con il piede destro, poi con il sinistro, le gambe si incrociano, sembrano quasi ruotare. Il tutto mentre corre, con un pallone fra i piedi. La sua abilità è... non ordinaria. Roba che hai visto fare (forse) soltanto sulle spiagge di Copacabana, a Rio de Janeiro. A nove anni e mezzo, nato e cresciuto sull’asfalto di Monza, non lo crederesti possibile. Ma quello che riesce a fare con i piedi Lucas Gusmăo Aquino, talento italo-brasiliano, è strabiliante. Si chiama “ginga”, ed è – raccontano gli esperti – il passo base della capoeira, disciplina brasiliana caratterizzata da musica e armonia dei movimenti, elemento unificante tra colpi di tacco, schivate difensive ed elementi puramente acrobatici. Una disciplina capace di unire il ballo, le acrobazie, le arti marziali, la musica.

In Brasile se ne sono già accorti. Il mese scorso, per 23 giorni, Lucas è partito per il Brasile, per Rio de Janeiro, dove ha frequentato un prestigioso camp di calcio, la “Escola de Futebol” a Niterói – città natìa dell’ex calciatore Leonardo, fra l’altro – , affiliata al rinomato Flamengo. I genitori, Guilherme Gusmăo Aquino e Ambra Craighero, hanno strabuzzato gli occhi vedendo i filmati delle acrobazie del figlio. "Si è immerso in un universo completamente diverso - rivela con orgoglio e stupore la mamma -. In Brasile hanno un altro approccio al calcio, curano l’istinto dei bambini e il campo della creatività applicata applicata alla visione del gioco, a discapito della tattica o del classico uno-due. Ne consegue che i bambini rischiano di più le giocate individuali".

In Italia potrebbe apparire un’eresia per molti tecnici, ma la qualità ne guadagna enormemente. "Lucas ha sempre amato il calcio, anche se in famiglia non lo abbiamo mai incoraggiato più di tanto in questo campo visto che a noi non è mai interessato. Volevamo solo che facesse sport e infatti Lucas nuota da anni con costanza e spirito di sacrificio. A noi genitori interessava soprattutto che stesse lontano dalle dipendenze digitali e dallo stress da Covid, lo abbiamo buttato nello sport per questo".

Il calcio però è emerso come un fiume carsico nel sangue di Lucas. «Lo abbiamo iscritto alla Gerardiana di Monza, ma quando ci siamo resi conto che nostro figlio aveva talento e chiedeva di fare un salto in avanti (faceva dribbling, veroniche e acrobazie ma solo per strada), abbiamo dato ascolto al consiglio di suo zio in Brasile, che gli ha regato l’iscrizione a un camp speciale a Rio. Alla “Escola de Futebol“, appunto".

In Sudamerica ha conosciuto Marcelo Lima, 57 anni, professore di educazione fisica laureato all’Università Federale di Rio de Janeiro e allenatore iscritto all’Associazione brasiliana Allenatori di calcio. Un passato da calciatore che lo ha portato anni fa anche in Italia, dove ha militato per diverse stagioni in squadre amatoriali toscane. E da allenatore ha già maturato collaborazioni tecniche con la Nazionale carioca, il Santos, il Milan Junior Camp Brasile, la Roma. E con la “Escola del Futebol“, dove lavora in pianta stabile.

«L’idea quando è stata fondata questa scuola - spiega Lima - era di portare in Brasile la metodologia italiana unendola con la fantasia del calcio brasiliano. Lucas è proprio un bravo ragazzo e un calciatore pieno di talento". E adesso? "Il sogno di Lucas - aggiunge la madre - è di fare il calciatore. Ha già fatto provini per diversi club club professionistici e semiprofessionistici italiani. Ha già fatto un piccolo camp anche a Biassono con il Monza. Diversi osservatori sembrano avergli messo gli occhi addosso. Al Monza sarebbe il coronamento del suo talento, il suo sogno. Segue la squadra, gli piace Mota Carvalho, in fondo oltre che in italiano parla perfettamente anche in portoghese e di notte sogna proprio in questa lingua rivelando forse la sua vera “anima".

Ama i giocatori tecnici e funambolici sono i suoi preferiti come Mota e prima ancora Cristiano Ronaldo… "ma il suo vero idolo è stato sempre Neymar, l’asso brasiliano del Paris Saint-Germain. In fondo, in Brasile lo ha nel Dna, gli allenamenti in spiaggia non hanno fatto altro che rivelarglielo, già in Italia notavamo che appena ne aveva la possibilità di levava le scarpe per giocare a piedi nudi. È come se il Brasile lo stesse chiamando".