"Mio figlio non può tornare in Italia"

Al sedicenne è scaduto il documento mentre era in Francia. L’appuntamento è nel 2022

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Il disagio e l’incertezza dei tempi di attesa si ripercuote in modo molto pesate sulla programmazione della vita quotidiana delle persone: lavoro, salute, viaggi, e si traduce anche in una discriminazione nei riguardi dei cittadini stranieri residenti nella nostra provincia costretti ad attendere anni per della documentazione che nelle provincie limitrofe come Lecco e Como viene rilasciata in pochi mesi. La ricaduta pratica è immediata: quando nasce un figlio, occorre più di un anno e mezzo per ottenere un documento di identità (permesso individuale) per il neonato, con evidenti problematiche rispetto alla scelta del pediatra, ai servizi per la prima infanzia e ai viaggi nel paese di origine. Paradossalmente ottiene prima l’assegnazione del pediatra chi è irregolare. Per i viaggi, il permesso scaduto e la ricevuta di richiesta del nuovo permesso non consentono il transito in area Schengen. Il problema riguarda tutti quei cittadini che vogliono tornare al paese di origine, ma non hanno vettori che effettuino il volo diretto dall’Italia e per tutti i lavoratori che si devono recare in altri paesi europei per esigenze connesse alla loro professione o, ancora, gli studenti che devono andare in gita scolastica all’estero.

E’ la storia di Doumbia Zoumana, originario della Costa d’Avorio, in Italia da 10 anni che lavoratore del settore agroalimentare: "mio figlio 16 anni - racconta - è venuto in Italia due anni fa, poi è andato in Francia a trovare i parenti e vorrebbe tornare in Italia da noi. Ma essendo scaduto il suo permesso, con richiesta di rinnovo a settembre 2020, ci hanno dato l’appuntamento il 1 agosto 2022. Lui ha qui la sua famiglia, la sua scuola e i suoi amici e vorrebbe tornare".

C.B.