Monza, il sicario era solo... una vecchia zia

Melodramma dai risvolti comici oltre cinquant'anni fa

La stazione ferroviaria di Monza

La stazione ferroviaria di Monza

Monza, 17 febbraio 2019 - Una vicenda a tinte fosche, la malavita più spietata e violenta, sicari prezzolati per andare a far fuori un uomo, dissidi familiari destinati a finire in un bagno di sangue. Oppure no, soltanto una banale lite fra coniugi troppo avvezzi forse a romanzi gialli e film “polizieschi”. E alla fine la trama si sgonfierà come un soufflè venuto (per fortuna) male.

Tutto accade a metà degli anni Sessanta, in oltre cinquant’anni fa. Alla caserma dei carabinieri di Monza si presenta una donna. Ha una quarantina d’anni, il volto tumefatto e l’aria un po’ scarmigliata. È di origine napoletana. Racconta in lacrime all’appuntato di turno che ha appena litigato col marito e che quest’ultimo ha alzato le mani su di lei. Il problema non è però tanto la violenza domestica (per fortuna solo uno schiaffone) ma la minaccia di morte sibilata dall’uomo al culmine della lite: "Ho io chi può fare il lavoretto...".

I carabinieri annotano il racconto della donna, tentano di rassicurarla, e convocano per il mattino successivo il marito violento in caserma. Ma la scena a cui si trova di fronte il sottufficiale dei carabinieri l’indomani è davvero inaspettata. In caserma si presenta infatti un uomo sconvolto e coi nervi a pezzi, letteralmente terrorizzato, gli occhi sgranati di uno che non ha dormito, la fronte madida di sudore. L’uomo sbotta in lacrime al cospetto dei carabinieri. È vero, confessa, in uno scoppio d’ira ha osato alzare le mani sulla moglie ma in cambio la consorte lo ha ripagato a dovere. E non solo gliele ha rese con gli interessi ma lo ha pure minacciato: "Questa me la paghi. Stasera telefono a Napoli e domani col primo treno saranno qui due personaggi di mia conoscenza, capaci di metterti a posto per sempre. Non ti resterà neppure il tempo di pentirti di quello che hai fatto".

Da quell’istante l’uomo vive nel terrore, crede di avere ormai le ore contate e alla fine sbotta quasi abbracciandolo: "Maresciallo, mi aiuti Lei... i killer potrebbero già essere sotto casa mia ad aspettarmi". A quel punto, esterrefatti e comprensibilmente preoccupati pure loro, i carabinieri decidono di andare a intercettare i due presunti killer.

La tensione è alta. E sotto l’abitazione della coppia i militari trovano davvero qualcuno appena sceso da un treno partito da Napoli: solo che si tratta di una vecchietta. È la zia della moglie. Dopo la lite furibonda col marito della sera prima quest’ultima ha infatti davvero fatto una telefonata a Napoli. Non però per ingaggiare due sicari, come aveva detto al marito manesco per terrorizzarlo, bensì per sfogarsi con la cara zietta. Che non ci ha pensato su due volte ed è corsa prontamente a Monza per confortare la nipotina e tentare di riappacificare i due coniugi un po’ troppo inclini al melodramna. Una versione dei fatti ammessa a capo chino dalla stessa moglie, che spiega di aver solo voluto mettere un po’ di paura al marito. Scoperta la verità, al maresciallo non resta a quel punto che rifilare una sonora lavata di capo alla coppia. Rispedita a casa senza incorrere per fortuna in alcuna denuncia. Le cronache dell’epoca sostengono con una certa dose di sicurezza che l’anziana zia nel frattempo si fosse già messa a spadellare in cucina per preparare un piatto di spaghetti con la pummarola