Medico e genitori litigano per il vaccino, arrivano i carabinieri

Un episodio accaduto negli Anni Sessanta per un'iniezione di troppo

Un'immagine storica della Croce Rossa

Un'immagine storica della Croce Rossa

Monza, 20 gennaio 2019 - "Questa vaccinazione non s’ha da fare". Una frase simile, pronunciata oltre cinquant’anni fa in un ambulatorio della Croce Rossa, suscitò un parapiglia per sedare il quale alla fine dovettero intervenire i carabinieri. I contendenti erano da un lato un medico forse un po’ burbero ma giustamente intransigente, dall’altro due genitori un po’ irresponsabili. E non per una vaccinazione considerata di troppo… ma al contrario per un’iniezione mancata. In mezzo, una innocente bambina di 4 mesi che si ritrovò oggetto di una lite furibonda per un vaccino antipolio.

In questa vicenda un po’ all’incontrario si racconta (anche) come il rapporto medici e pazienti e la somministrazione dei vaccini siano da tempo argomenti delicati. Tiriamo indietro le lancette e torniamo dunque a un pomeriggio della metà degli anni Sessanta, a Monza. Uno dei medici in servizio quel giorno è impegnato come d’abitudine a praticare le iniezioni antipolio, che tante vite hanno salvato nel secolo scorso. Almeno a leggere le cronache dell’epoca, ha forse metodi un po’ sbrigativi, ma certo non è da meno, anzi, una madre che accompagna la propria piccola a fare la prevista iniezione. Si dà il caso infatti che la madre in questione dimentichi di tenere a digiuno la bimba, che ha appena 4 mesi, come le prescrizioni mediche impongono in caso di vaccinazione. Sono passate le quattro e mezzo del pomeriggio e manca meno di mezz’ora alla chiusura dell’ambulatorio quando la donna si presenta davanti al medico con in braccio la sua bimba. "Quando ha mangiato l’ultima volta?" è la domanda di rito del medico prima di somministrare il vaccino. E la donna candidamente racconta di aver allattato la piccola appena mezz’ora prima.

"E allora non si può far nulla - comunica forse un po’ bruscamente il dottore -: bisogna attendere almeno due ore. Torni domattina". La madre della bimba, un’insegnante di venticinque anni, però protesta: non intende perdere un altro pomeriggio e pretende che il medico proceda alla vaccinazione senza frapporre indugi. Il battibecco esplode furibondo, il medico non vuole mettere a rischio la salute della piccola, sa benissimo che procedere all’iniezione così a ridosso da una poppata potrebbe avere conseguenze nefaste. "Lei signora – alza la voce – per non perdere un altro pomeriggio preferirebbe che le sua bambina restasse con le gambe e le braccia penzolanti e inerti?".

La donna reagisce urlando, apostrofa il medico come “jettatore” e “menagramo”. Il marito, che attende in sala d’aspetto, udite le urla interviene immediatamente. E prende le difese della moglie urlando a sua volta all’indirizzo del medico la minaccia: "Se mia moglie perderà il latte, signor dottore, Lei la pagherà cara!". A quel punto il medico, messo in seria difficoltà, non può far altro che chiedere aiuto alla vicina caserma dei carabinieri, che intervengono con una pattuglia a ristabilire l’ordine. Le testimonianze raccolte fra le infermiere presenti alla sceneggiata non fanno che confermare il racconto del medico. E alla fine marito e moglie vengono denunciati entrambi a piede libero per oltraggio a pubblico ufficiale nell’esercizio di un pubblico servizio. Insomma, ne è passata di acqua sotto i ponti, anche se i rapporti di fiducia fra medici e famiglie, a tratti, non paiono essere certo migliorati poi di molto.