Il fratello di Matteo Barattieri: "Odiava le auto. Anche nostro padre è stato ucciso così"

Parla Davide, il fratello minore del naturalista di Monza falciato da un’auto pirata a Nashville, negli Stati Uniti, dopo il concerto dei Blondie: "Non aveva mai preso la patente, ma su quelle lunghe strade non avrebbe dovuto muoversi a piedi"

Matteo Barattieri al concerto dei Blondie

Matteo Barattieri al concerto dei Blondie

«Matteo era un idealista, sin da bambino, è esattamente quello che appariva: autentico. Mi portava a fare lunghe passeggiate, era un appassionato della natura, i minerali, gli animali, le piante. Ma in quella morte tragica e assurda c’è dentro tutto Matteo". Davide Barattieri, cinque anni in meno dell’amato fratello, ricorda con un groppo in gola e ricostruisce i tragici avvenimenti che hanno portato via il cinquantasettenne, falciato da un’auto pirata a Nashville, capitale dello Stato americano del Tennessee, dove era andato a seguire i suoi artisti del cuore, i Blondie.

«Mio fratello non aveva mai voluto avere nulla a che fare con le macchine, le detestava perché inquinano e lui era abituato a muoversi per chilometri e chilometri a piedi o in bicicletta. Ma la verità era anche un’altra, e me l’ha confidata solo pochi anni fa. Matteo odiava le macchine, non aveva mai voluto fare la patente e ne aveva paura perché nostro padre era morto così: vittima di un incidente automobilistico, con al volante dall’altra parte una persona sotto effetto di sostanze stupefacenti. Nostro padre rimase in coma per un mese prima di morire, quella morte ci ha segnato per tutta la vita".

Cosa sia accaduto giovedì a Nashville non è ancora chiaro: "So solo che erano le 14.30, pieno giorno, mio fratello stava passeggiando, non so se andasse ancora all’Arena dove aveva suonato Debbie Harry coi Blondie o se stesse andando in hotel. So solo che un pirata lo ha falciato: c’è un testimone che ha descritto la macchina fuggita. Mio fratello è rimasto a terra, sul ciglio della strada". Prova tanta rabbia Davide: "Anche verso mio fratello: non doveva muoversi a piedi su quelle lunghe strade percorse da auto lanciate ad alta velocità. Ogni giorno solo a Nashville percorreva 15 chilometri a piedi: la stessa addetta alla reception del suo albergo aveva strabuzzato gli occhi quando aveva saputo che si muoveva a piedi, lo aveva raccontato lui stesso… non c’è santo che tenga, non ne faccio ovviamente una colpa a Matteo, ma così non doveva andare". E adesso? "Ho sentito il consolato, lunedì partiranno le pratiche per rimpatriarlo. In casa eravamo in cinque: mio fratello più grande, del ’60, poi Matteo del ’65, mia sorella del ‘66 e io del 70’. Ora Matteo non c’è più".

Intanto, i Blondies hanno dedicato un post al loro fan per ricordarlo: "Non ti dimenticheremo mai, riposa in ritmo. We will never forget you", le parole accompagnate da un cuore pubblicate sulla pagina Facebook della band, con tante foto scattate durante le esibizioni e che ritraggono nelle prime file il naturalista monzese. "Matteo ne sarebbe stato felice", si commuove uno dei suoi tanti amici.