Mancano cinque medici di famiglia "La sindaca trovi la ricetta migliore"

L’opposizione chiede di incentivare i dottori mettendo a disposizione spazi pubblici come ambulatori

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di Fabio Luongo

Sono cinque i medici di famiglia che al momento mancano in città e che non sono ancora stati sostituiti. Un disservizio e un disagio per tanti lissonesi, a fronte del quale le opposizioni hanno deciso di chiedere ufficialmente a sindaco e Giunta di insistere con atti concreti con la Regione perché vengano coperti il prima possibile i posti di medico di base vacanti. Lo hanno fatto con una mozione firmata dall’ex sindaca Concetta Monguzzi a nome del Listone e da Maria Antonietta Volontè a nome del Pd. Il documento verrà discusso oggi in consiglio comunale e sollecita l’Amministrazione a "mettere a disposizione dei medici spazi pubblici come ambulatori, rendendo così attrattiva la scelta di lavorare sul nostro territorio". Un modo insomma per incentivare i medici di base ad aprire attività a Lissone, così da "garantire la salute e la cura a tutti i cittadini". E per far sentire più forte la voce della città in Regione, l’invito delle opposizioni è di "promuovere azioni coordinate con altri Comuni della provincia, per aumentare la forza della richiesta", andando anche a chiamare in causa i consiglieri regionali e i parlamentari brianzoli.

"Dalle tabelle di Ats Brianza - scrivono Monguzzi e Volontè nella mozione - in provincia di Monza e Brianza risultano 74 ambiti territoriali carenti di medici di medicina generale. A Lissone risultano carenti a oggi 5 ambiti territoriali, quindi mancano 5 medici e qualcun alcun altro si aggiungerà nel prossimo futuro. Medici che non sono stati sostituiti. Sempre nell’Ats Brianza mancano 5.040 ore di continuità assistenziale, l’ex guardia medica, per coprire le fasce orarie non garantite dai medici di famiglia e per le prestazioni non differibili, con grande trasferimento di problematiche sui pronto soccorso".

Dall’opposizione ricordano poi come sia stato chiesto ai medici di base in servizio "di aumentare il massimale del numero dei pazienti in carico, arrivando anche a 2mila unità". "Anche se i medici del nostro territorio da mesi stanno cercando, con grande disponibilità personale e professionalità, di far fronte alla carenza strutturale - accusano -, è innegabile che, non essendo il tempo dilatabile, la richiesta di bisogno e di intervento comporta attesa e anche disservizio e questa supplenza non può essere estesa nel tempo. La salute è un diritto fondamentale e inderogabile".