La ct Maccarani dice la sua verità sul caso Farfalle: "Regia mediatica dietro le accuse"

Rompe il silenzio Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica della nazionale all'accademia di Desio deferita dalla Procura della Federginnastica dopo le tante denunce di maltrattamenti e abusi

Emanuela Maccarani

Emanuela Maccarani

Desio (Monza e Brianza) - “L’opinione pubblica mi vede come la cattiva della storia: come può la Federginnastica, a questo punto, non mandarmi via? Ma chi mi conosce, sa chi sono”. E ormai lo sa anche chi non segue la ginnastica ritmica. Perché il caso delle “farfalle” abusate è andato ben oltre. Il Corriere della Sera ha intervistato la direttrice tecnica della nazionale, Emanuela Maccarani, che è stata deferita dalla Procura della Federginnastica in seguito alle tante denunce di maltrattamenti e abusi. Maccarani risponde alle accuse delle tre ginnaste da cui è partito lo scandalo: Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa. 

Parla di “una regia mediatica”: “Non trovo un senso ma capisco che c’è una nuova sensibilità verso body shaming, bullismo, abusi, violenza verbale. E c’è chi ha ritenuto di farci un investimento. Con i social, poi, viaggia tutto velocissimo. Ho letto frasi identiche nello scandalo della ginnastica in Svizzera e negli Usa: maialino, sei grassa... Frasi che io non ho mai pronunciato. Vedo una regia mediatica, ora tocca alla ritmica. Ed è giustissimo occuparsene, lo stavo già facendo sotto la mia direzione tecnica”.

 “Alla Nazionale - continua Maccarani - si arriva con un percorso e rispettando dei canoni: lo sport è per tutti, l’alto livello no. Se i risultati li otteniamo e si ripetono nel tempo con ginnaste diverse, c’è un benessere. Poi ci può stare che una non arriva alle Olimpiadi”. È successo ad Anna Basta: “Anna se n’è andata a maggio 2020, nessuno si era accorto del suo disagio. Il problema non erano i chili, era la tecnica. Le Olimpiadi si fanno in 5 e lei era la sesta. Le ho detto: vai a casa, centrati, ci risentiamo. È sparita. Ma non è il fallimento di nessuno. Anna non voleva più la ginnastica e si è portata dietro il conflitto in famiglia. Le serviva un alibi: non essere stata capita”. 

Maccarani entra poi nello specifico delle accuse, parla dell’ossessione del peso: “C’è un sistema, nessuna ossessione. Il peso è una metodica come in tanti altri sport. Dal 2019, poi, con l’arrivo del dietista, molto è cambiato: la pesa non si fa quasi più, le ragazze mangiano da sole: lavorano 7-8 ore al giorno, se non mangiassero sarebbe un problema. Non è mai esistito un rito collettivo, lo facevano le mie assistenti tutte le mattine, certo non io. Le ragazze si cambiavano in spogliatoio e si pesavano prima di indossare la divisa. Se fosse successo qualcosa di sbagliato, sarei venuta a saperlo: nel 2011 ho allontanato un’allenatrice che stava troppo addosso alle ginnaste. Se con Olga Tishina ci fosse un malessere, lo saprei. Non c’è. Certamente in quasi trent’anni qualche errore l’avrò commesso. Se mi fossi comportata male, i genitori me l’avrebbero detto. E invece mi chiedono tutti di restare”.

 E quindi le accuse? “Arrivano tutte da ginnaste che non hanno fatto le Olimpiadi, guarda caso. Galtarossa, quella dell’“abbiamo un maialino in squadra”, nel 2013 è diventata mia assistente: la pesa fino a Rio la faceva lei. Certo che può essere successo che duecento bambine in tutto il Paese abbiano avuto la percezione di essere state maltrattate, ma l’accademia di Desio cosa c’entra? Non posso rispondere per tutta Italia”. 

Se sarà fatta fuori, conclude “mi devono spiegare perché: cosa ho fatto? E a chi? A quel punto sentiranno la mia risposta. C’è una scuola, c’è un metodo, vinciamo da vent’anni. Non è per niente banale. Se le emozioni le tiri fuori, le provi. Io non ho mai maltrattato nessuno. La ritmica è uno stato d’animo. Le ginnaste azzurre sono belle, leggiadre, armoniose. Impossibile fingere”.