Ma la siccità continua a far paura Nell’ex cava la prima riserva idrica

A Castrezzato, nel Bresciano, attuata la legge regionale del 2017 sulla trasformazione dei siti dismessi . L’invaso potrà raccogliere un tesoretto di 150mila metri cubi d’acqua da utilizzare per le emergenze

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CASTREZZATO (Brescia)

di Federica Pacella

Con una superficie di 20mila metri quadrati e una capacità di invaso di 150mila metri cubi d’acqua, la ex cava di ghiaia Bargnana di Castrezzato è la prima in Lombardia a diventare un invaso. Duplice la funzione: assicurare la difesa idrogeologica del territorio permettendo la laminazione delle piene del canale consortile Roggia Trenzana-Travagliata che gli scorre a fianco, ma anche accumulare acqua necessaria all’irrigazione in un territorio soggetto a siccità come quello bresciano. Come ricordato dal presidente del Consorzio di bonifica Oglio Mella, Renato Facchetti, si tratta della prima concreta attuazione della legge regionale 342017.

L’opera, realizzata grazie alla collaborazione tra Regione Lombardia, Anbi, Consorzio di bonifica Oglio Mella e Comune di Castrezzato, servirà ad accumulare acqua per utilizzarla in agricoltura nei momenti di necessità. "Non è l’unico modo di affrontare la siccità, ma è un intervento strutturale importante – ha spiegato Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura – che darà respiro al settore primario. Tanta, troppa burocrazia ha rallentato la realizzazione dell’opera, ma insieme ce l’abbiamo fatta". Come ricordato da Massimo Gargano, direttore generale di ANBI (associazione che rappresenta i consorzi italiani), l’opera rientra a pieno titolo nel Piano Laghetti dell’Associazione "che intende dare risposte fattive alla minaccia idrogeologica e al rischio siccità, ossia alle due facce della crisi climatica". Solo in regione, secondo il censimento delle cave estrattive idonee fatto da Centro Dati Acqua e Territorio Rurale (CeDATeR) grazie ad Anbi Lombardia, ci sono 18 cave dismesse prioritarie per la conversione, 52 di interesse generale e 54 cave attive di interesse per una futura conversione. Un patrimonio importante per non trovarsi scoperti come nel 2022 di fronte ad una nuova estate di siccità.

Le premesse non sono delle migliori, nonostante le precipitazioni delle ultime settimane. Secondo l’ultimo bollettino Arpa sullo stato delle riserve idriche, aggiornato all’8 gennaio, rispetto alla media del periodo 2006-2020 siamo a -40,9% di manto nevoso, a -25,8% negli invasi e a -59,7% nei laghi. Nel complesso, ‘manca’ il 42,5% di riserve d’acqua rispetto alla media degli anni precedenti: attualmente sono 1.666 milioni di metri cubi contro i 2.897 del 2006-2020. Guardando ai singoli bacini idrografici, quello del Toce-Vicino-Verbano segna -49,7%, con il lago Maggiore a -76,9% di acqua; il bacino dell’Adda-Mera-Lario presenta un calo più contenuto (-28,7%), con il lago di Como a -31,2%; nel bacino del Brembo si registra -39,4% come in quello del Serio. Per quanto riguarda l’Oglio-Sebino, le riserve sono in calo del 44,8% (-69,1% per il lago d’Iseo); sono a -26,8% quelle del bacino del Chiese-Eridio (+2,7% il lago d’Idro), mentre soffre il Garda (-53%), con -46,9% di riserve per il bacino.