L’unione fa la forza Per diventare autonomi

Il Progetto Tiki Taka si propone di rendere indipendenti 150 disabili brianzoli grazie a soluzioni su misura per vivere da soli o farsi accompagnare

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di Cristina Bertolini

Progetto Tiki Taka per essere autonomi, giovani e indipendenti anche se disabili.

Dove vivrà, chi si occuperà di lui, quali risorse economiche sono necessarie? Queste alcune delle domande dei genitori di disabili che rendono arduo il distacco, e così il giovane finisce ingabbiato in famiglia, invecchiando precocemente insieme ai suoi genitori.

In Brianza risponde La Rete TikiTaka con l’omonimo progetto, avviato nel 2017 all’interno del programma di Fondazione Cariplo dedicato al welfare in azione, in collaborazione con la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. Ne è scaturito un maxi progetto, di cui è stata effettuata una mappatura globale. Sono stati individuati 14 tipi di soluzioni diverse (di residenzialità o di accompagnamento all’autonomia), spiega Annalisa Michelon, portavoce della cooperativa La Piramide di Arcore, che partecipa al progetto. Queste soluzioni non rappresentano tutte le diverse esperienze realizzate, ma sono indicative della varietà di sperimentazioni presenti sul territorio. Offrono soluzioni abitative pe i disabili, con 18 progetti attivi diversi, per 150 persone e 30 famiglie partecipanti, per le zone di Desio, Monza, Carate, Seregno e Vimercate. Attorno alla persona e alle famiglie ruotano i servizi comunali, quelli ospedalieri e le associazioni di volontariato. Come spiega Rosa Maria Carmagnola referente di Ats per il Progetto Tiki Taka, le famiglie indicano i bisogni e aiutano a delineare il percorso più sostenibile e poi gli attori istituzionali creano un progetto individuale, dove la casa diventa soprattutto luogo di relazioni con altri coinquilini e residenti del palazzo o del quartiere.

In aggiunta vengono previsti interventi sanitari, socio sanitari e assistenziali. Si comincia con esperienze di accompagnamento all’autonomia, per iniziare a vivere un giorno o un fine settimana lontano da casa con altri compagni di percorso, sotto l’occhio vigile degli educatori. Se tutto va bene i ragazzi vengono indirizzati a un progetto residenziale che prevede un’abitazione stabile con altre persone con diversi livelli di autonomia che possano vivere insieme in un cammino di autodeterminazione della persona. I percorsi individuati, in quanto sperimentali, non sono immutabili, ma seguono i cambiamenti dei bisogni della persona e risentono anche dei cambiamenti che ciascuna realtà attraversa. La famiglia è un alleato anche nella sostenibilità economica dei progetti, una quetione ancora aperta con l’ente pubblico. "Le famiglie sono chiamate a mettere a disposizione le risorse necessarie – sottolinea la dottoressa Carmagnola – per manifestare il loro interesse effettivo e coinvolgimento nel progetto".