di Marco Galvani "Le donne, l’arte, gli amori, le scortesie, le audaci ipocrisie io canto". Il proemio dell’ "Ornano furioso" ammicca all’originale di Ludovico Ariosto e svela le virtù di uno spettacolo che, con gli studi classici, il cinismo tipicamente genovese e la passione per il rock, è capace di distillare "momenti di mirabolante felicità". Antonio Ornano (foto) torna a Monza, domani sera al teatro Manzoni (biglietti su www.teatromanzonimonza.it), con un monologo cavalleresco di stand up comedy che nasce dalla consapevolezza che "siamo venuti al mondo clamorosamente imperfetti" e che corriamo "il rischio, soprattutto nel tempo in cui viviamo, di fingere tutta la vita di essere quello che non siamo". E anche se "sognavo di fare il chitarrista di una band hard rock", sul palco Ornano è comunque una rockstar. "Da quando ho 16 anni ascolto quelli che, in fondo, sono dei meravigliosi cialtroni, sono fallibili e quindi più vicini a me", confessa. Che poi "rockstar fa rima con sincerità, onestà intellettuale. Anche contradditorietà. Vuol dire dare tutto e pure far vedere la parte meno retorica di te". La musica non è solo tema e parte del suo carattere artistico. Lui, comico, che come Bruce Springsteen sa essere sempre presente nel momento. E allora anche "L’Ornano furioso" s’è tenuto al passo, perché "lo spettacolo era in tour a marzo 2020, poi il Covid ha fermato tutto – ricostruisce -. Dalla stesura originale è cambiato il mondo e inevitabilmente ho modificato i pezzi. A Monza porterò uno spettacolo contaminato durante il quale mi interrogo da cosa dipenda quella rabbia, quella furia più o meno soppressa che abbiamo dentro. Dopo anni di patetica introspezione psicologica può comunque capitare di avere una rivelazione". Ma mica risolve il problema. Anzi, lo amplifica, soprattutto quando scopri che "l’unico colpevole di questa collera sei tu. Una consapevolezza ...
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