Lombarda Petroli, alla sbarra anche le accise

Altri guai per Rinaldo Tagliabue, uno dei due titolari della ex raffineria di Villasanta da cui uscì l'"onda nera"

La Lombarda Petroli

La Lombarda Petroli

Villasanta (Monza e Brianza), 14 marzo 2017 - Di nuovo alla sbarra la Lombarda Petroli. Rinaldo Tagliabue, uno dei due titolari della ex raffineria di Villasanta da cui, nella notte del 22 febbraio 2010, vennero sversate almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili che dal fiume Lambro finirono fino al Po, è chiamato a presentarsi domani davanti a un giudice monocratico del Tribunale di Monza dopo il processo per lo scempio ambientale, che va verso la sentenza definitiva con l’ultimo ricorso, quello davanti alla Corte di Cassazione, fissato al 16 marzo. La nuova accusa contestata a Rinaldo Tagliabue è la violazione della normativa sul pagamento delle accise per i prodotti posseduti.

Un'accusa analoga a quella già contestata (e diventata movente dello sversamento per la pubblica accusa) al processo del 2014, ma per fatti successivi. Un’accusa ancora una volta negata dall’imputato, difeso dall’avvocato Attilio Villa. In primo grado il Tribunale di Monza ha condannato per disastro doloso a 5 anni di reclusione soltanto il custode della Lombarda Petroli, Giorgio Crespi, assolvendo i titolari dell’impianto, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore Vincenzo Castagnoli. Nel ricorso davanti alla Corte di Appello di Milano, invece, i giudici hanno trasformato da disastro doloso in disastro colposo l’accusa nei confronti degli imputati e hanno condannato anche il titolare della società e l’azienda come responsabile civile per il risarcimento dei danni. La pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione (più altri 9 mesi per reati fiscali) è andata a Giuseppe Tagliabue e quella di 1 anno e 6 mesi con la pena sospesa a Giorgio Crespi.

I giudici milanesi hanno riconosciuto il diritto al riconoscimento dei danni alle parti civili, tra cui il Comune di Villasanta, nei confronti degli imputati condannati e della Lombarda Petroli come responsabile civile. Per la Procura di Monza, che aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati per disastro doloso, lo sversamento era stato organizzato per nascondere le reali quantità di prodotto stipato in vista della chiusura della raffineria e del pagamento delle relative accise. Per i giudici monzesi, invece, il custode è stato l’unico responsabile (ma il movente è rimasto oscuro), mentre per i giudici milanesi lo scempio ambientale, comunque voluto da Giuseppe Tagliabue, con la collaborazione di Giorgio Crespi, per sottrarre i prodotti al pagamento delle accise, non fu un atto doloso, ma è accaduto per negligenza del titolare e del custode, che pensavano si sarebbe limitato all’area dell’azienda e invece ha contaminato un intero ecosistema. Si attende ora il giudizio finale. Nel corso del processo di primo grado erano state contestate altre presunte irregolarità nella gestione del deposito dopo il dissequestro. Era emerso che l’Agenzia delle Dogane aveva aperto altri due procedimenti in seguito a una nuova verifica nell’impianto eseguita nel luglio del 2012.