Limo, ucciso nella rissa: 7 condanne "Affascinati da armi e violenza"

Pene fino a sette anni. Le due gang si affrontarono a Pessano con Bornago per contrasti legati allo spaccio

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di Andrea Gianni

La “chiamata alle armi“ è arrivata tramite messaggi WhatsApp, preceduta da giorni di insulti e minacce fra i due gruppi di ragazzi, sullo sfondo il pagamento di una partita di hascisc con banconote false. La gang di Vimercate si è scontrata la sera del 29 settembre 2021 con i rivali di Pessano con Bornago: una maxi-rissa a colpi di bastone, coltelli, mazze, pietre e bottiglie di vetro costata la vita al 22enne Dimitry Simone Stucchi, soprannominato “Limo“. Il ragazzo che avrebbe sferrato la coltellata fatale, all’epoca non ancora 18enne, verrà giudicato dal Tribunale per i minorenni di Milano. Ieri invece sono stati condannati, a pene comprese tra 2 anni e 3 mesi e 7 anni di carcere, sette giovani processati con rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. Il gup Fiammetta Modica, a seguito delle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal pm di Milano Antonio Cristillo, ha riconosciuto per quattro imputati anche l’accusa contestata di concorso nell’omicidio condannando a 7 anni di carcere Enrico Everton Drago, che faceva parte del gruppo di Pessano.

Condanne a 6 anni e 8 mesi per Karim Boussif e a 4 anni e 8 mesi per Manuel Pozo Morera e Dennis Vistaraj, tutti imputati anche per l’omicidio. A 4 anni, invece, è stato condannato Davide Colombi, amico della vittima e presunto capo della banda di Vimercate, contrapposta all’altra, non accusato di omicidio così come altri due imputati (pene di 2 anni e 3 mesi e 2 anni e 6 mesi). Sono state accolte in sostanza - con alcuni ritocchi delle pene verso l’alto o verso il basso - le richieste del pm, che nella scorsa udienza aveva proposto condanne fino a 6 anni e 8 mesi. Le accuse nell’inchiesta, a vario titolo, erano di concorso in omicidio, rissa aggravata, lesioni, detenzione di droga, tentata estorsione e porto di armi od oggetti atti ad offendere. Altri due imputati di omicidio sono a processo davanti alla Corte d’Assise, mentre per 5 minorenni, tra cui il presunto accoltellatore, è in corso il procedimento davanti ai giudici minorili. Un altro imputato maggiorenne, invece, ha scelto di patteggiare e altri nove la messa alla prova.

"Aspettiamo le motivazioni, mi sembra comunque errato ritenere che il mio assistito, che non era a conoscenza della presenza di armi, potesse immaginare l’esito letale della serata", spiega l’avvocato Piero Porciani, uno dei difensori. Quattro degli imputati, infatti, erano accusati di concorso nell’uccisione perché, secondo le indagini, sarebbero stati consapevoli del fatto che la sera della rissa, che si è conclusa con la morte del giovane, alcuni di loro erano armati anche con coltelli. Tra gli arrestati c’era pure Youssef Mahmoud Elsayed, presunto leader del gruppo di Pessano (ha scelto la messa alla prova). Lui e Colombi avrebbero chiamato a raccolta gli altri sollecitandoli a presentarsi la sera del 29 settembre nel parco in via Monte Grappa a Pessano, per affrontarsi in uno scontro nel quale è rimasto ucciso il vimercatese Stucchi. Il gup ha anche disposto provvisionali di risarcimento a favore della famiglia del giovane, parte civile, per cifre che vanno dai 50mila ai 170 mila euro a carico degli imputati. Ragazzi, evidenziava il gip di Milano Luca Milani nell’ordinanza di custodia cautelare, "incapaci di trattenere le rispettive pulsioni violente, affascinati dall’uso delle armi e dall’adrenalina del contatto fisico". Una violenza usata come strumento "per salvaguardare i profitti ricavabili dal traffico di stupefacenti". Secondo le accuse, dopo l’omicidio non avevano "preso consapevolezza delle gravità delle loro azioni", visto che nelle conversazioni intercettate apparivano "preoccupati delle conseguenze delle indagini a loro carico più che del danno provocato ai familiari" del coetaneo ammazzato.