Limbiate, a otto anni vittima del nonno orco

Sessantenne ecuadoriano arrestato per gli abusi sulla nipotina

Violenza sui bambini (immagine di repertorio)

Violenza sui bambini (immagine di repertorio)

Limbiate (Monza Brianza), 3 giugno 2019 - Le mani sula bocca per impedirle di urlare, la violenza consumata e la minaccia: «Se dici qualcosa a qualcuno ti ammazzo, hai capito?». Così la piccola di otto anni, terrorizzata, per tre anni ha mantenuto il silenzio, ha sofferto e pianto senza mai raccontare nulla di quanto succedeva in casa, quando i suoi genitori la lascivano sola con il nonno. Per tutti affettuoso e rispettabile, nessuno sapeva dell’inferno di cui era capace.

I dettagli della violenza spuntano dalle carte firmate dal gip Guido Salvini che ha spedito in carcere l’uomo, sessantenne, nato in Ecuador, trasferito a Milano 30 anni fa per lavorare e allevare i figli. I pomeriggi con il nonno erano incubi che la bambina aveva cercato a lungo di rimuovere, ma i fantasmi si facevano vivi ogni volta che tornava in quella casa, in cui lui viveva solo. «Mi portava in camera da letto e cominciava a toccarmi ovunque... se io dicevo che non volevo - racconta la bambina allo psicologo - lui diceva che queste sono cose normali che fanno tutte le bambine con il papà o con il nonno, che non dovevo lamentarmi». E ancora: «Ma io gli dicevo che a me non piaceva e soprattutto non volevo togliermi i vestiti, perché poi mi faceva male».

Abusi che secondo la testimonianza della bimba avvenivano almeno due giorni alla settimana, quando le capitava di dovere fare i compiti dal nonno, ma anche tutte le volte che in emergenza la mamma e il papà la portavano da lui. A peggiorare una situazione già gravissima i tentativi andati a vuoto della piccola di raccontare al padre quello che le faceva il nonno: «Io non volevo più vedere il nonno e quando l’ho detto a mio papà quello che succedeva.. lui non mi ha creduta - racconta ancora - e mi ha sgridata, poi ha difeso il nonno». È stato il disagio manifestato a scuola dalla bambina che ripeteva ai compagni le parole minacciose del nonno: «Non dire nada, con la mano stretta sul collo», ad insopettire le maestre. Le visite mediche alla Mangiagalli di Milano hanno confermato i racconti della piccola, a cui i genitori stavolta hanno dovuto credere.