L’esercito degli invisibili, gli abusivi qui sono 10.500

L’Osservatorio Confartigianato ha studiato il fenomeno: servono ancora più controlli

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L’esercito dei lavoratori fantasma può contare su “reclute” di ogni età anche in Brianza, come dimostrato dalle verifiche effettuate dalla guardia di finanza.

Il fenomeno ha radici profonde. L’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia di recente ha studiato la questione e ha pure provata a quantificarla. In Lombardia questi lavoratori “indipendenti non regolari” sarebbero 130.800, pari all’11,3% dei professionisti che svolgono un’attività autonoma. La Lombardia è prima in Italia. Campania e Lazio, titolari nell’ordine delle piazze d’onore, si sono comunque confermate rivali tenaci: qui a lavorare in nero sarebbero, rispettivamente, 121.200 e 115.500 persone. Per quanto riguarda le province lombarde, Monza ha una popolazione stimata di 10.500 lavoratori abusivi. Una quota che le assegna la quarta piazza regionale, preceduta da Milano (47.400), Brescia (16.700) e Bergamo (13.600). "L’indagine svolta dalla guardia di finanza in Brianza - commenta Walter Palvarini (foto), segretario Cgil Monza Brianza - ribadisce, purtroppo, come il fenomeno sia diffuso. E, nello stesso tempo, evidenzia l’importanza dei controlli. Controlli che dovrebbero essere condotti in maniera sempre più continuativa. Ai servizi ispettivi e di controllo, anzi, dovrebbero essere destinate maggiori risorse. C’è gente che, pur di aumentare i margini di profitto, si rivolge a chi è disponibile. Non possiamo arrenderci, ma dobbiamo attuare una grande operazione di giustizia e di cambiamento del mondo del lavoro"."Se un lavoratore accetta di lavorare in nero - sottolinea Gian Carlo Pagani, coordinatore responsabile Uil Monza Brianza - entra nel cosiddetto mondo degli “invisibili”, con tutte le relative conseguenze. Penso, per esempio, alla mancata copertura previdenziale e, soprattutto, a quanto può succedere per la mancata osservanza delle norme di sicurezza. I controlli sui luoghi di lavoro sono fondamentali. Anche perché chi sfrutta finisce con il concorrere slealmente nei confronti dell’imprenditore che applica correttamente le norme".