L’emergenza congela la biblioteca da 8 milioni

Il sindaco Montorio: "La situazione contingente causata dall’inflazione e dai rincari delle bollette non garantiscono più la sostenibilità del piano"

di Barbara Calderola

"Bisogna cancellare il progetto faraonico da 8 milioni che castrerebbe il Comune per 10 anni". Così chiedeva la minoranza in campagna elettorale e ora inflazione e caro bollette spingono - per ragioni diverse - la nuova giunta di Lesmo a fare un passo indietro sulla biblioteca e la sistemazione del centro.

Ma non si elimina, si congela "il contesto economico imprevedibile fino a qualche mese fa comporterà esborsi che non garantiscono più la sostenibilità del piano – spiega il sindaco Francesco Montorio – la priorità adesso è l’emergenza sociale frutto della situazione contingente innescata dai rincari".

Un incontro con il costruttore, partner del project-financing, l’accordo pubblico-privato per realizzare le opere, "servirà a trovare una soluzione condivisa per portare a termine comunque la conversione che non è in discussione", ripete il primo cittadino mettendo il silenziatore alla polemica strisciante sull’operato dei predecessori montata dopo il clamoroso stand-by.

Nessuna bocciatura, dunque, ma solo la presa d’atto di uno scenario diverso che pesa soprattutto sulle famiglie più fragili con potenziali ripercussioni sul bilancio pubblico. "Ma Centro civico, biblioteca e riqualificazione di piazza Dante sono priorità per l’amministrazione come previsto nelle Linee programmatiche presentate in Consiglio – chiarisce Montorio – vedranno la luce in una visione d’insieme partendo proprio dai progetti già a disposizione. La verità è che abbiamo messo al primo posto l’interesse dei cittadini".

Al centro del percorso tracciato dalla vecchia giunta c’era il recupero completo della storica scuola materna, il grosso della spesa che legherà privato e Municipio per 20 anni. A fine lavori, all’intero dell’ex asilo troverebbero posto l’intero patrimonio librario e sale polifunzionali per le associazioni. I gruppi di opposizione tirano un sospiro di sollievo, erano tutti contrari al piano, Tino Ghezzi (Idea Lesmo), Luca Zita (Uniti) in aula ha ricordato a sindaco e assessori che "il 70% dei lesmesi alle elezioni scegliendo le formazioni di minoranza ha detto di non voler quel restyling", Marco Desiderati (Si può fare) aveva chiesto un referendum "per dare la parola ai cittadini nel merito". Ma la crisi è arrivata prima.