Le vasche non reggono Arcore finisce sott’acqua

In 25 minuti più di 80 millimetri di pioggia, quanta ne scende in un mese Disastri in box e negozi. La sindaca: "Senza i lavori sarebbe andata peggio"

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Come a Venezia, con l’acqua che invade case e negozi. Lunedì sera Arcore è stata sommersa. "Le vasche hanno retto, il problema è stata la pioggia eccezionale: in 25 minuti ne sono scesi 80,6 millimetri, quanto in un mese".

Ieri, alle 2 e mezzo del mattino Rosalba Colombo faceva ancora la spola con la protezione civile fra le vie Monte Grappa, Umberto I e la zona del tennis, Umbria, Toscana, Marche, "la più colpita dal nubifragio". Per la sindaca le ore più lunghe dopo la costruzione dei bacini che avrebbero dovuto contenere gli allagamenti mettendo al riparo cantine, box e vetrine da un meteo sempre più ostico. Finora ce l’avevano fatta, in questo avvio di stagione scandito da violenti temporali e trombe d’aria non si erano registrati danni. Ma lunedì non è andata così. In centro "è tornato il fiume", raccontano sconfortati gli esercenti di via Piave costretti ad abbassare la saracinesca per ripulire. Il Comune ribadisce che ha tenuto il bacino della Val Fazzola, costruito per proteggere il pezzo di abitato che va dalla stazione alle centralissima via San Gregorio, e comprende largo Arienti, piazza Pertini e tutta la zona a nord del salotto cittadino. E ha fatto il suo dovere, anche se non ancora completato, quello della frazione Bernate, progettato per fermare le piene della temibile roggia Molgorana, "colmo nonostante non sia finito", sottolinea la sindaca. Il sistema costato 5 milioni è stato progettato dopo uno studio morfologico e idrogeologico condiviso con Regione, BrianzAcque e Ato. "Ma l’altra sera la portata dell’acqua è stata così grande che i tombini sono scoppiati trasformandosi in fontane. Colpa del clima pazzo - ripete Colombo -. Oggi penso ai negozianti in difficoltà: dopo l’importante dotazione per sostenerli nell’attenuare le conseguenze del virus, li aiuteremo anche per i guasti del maltempo. Di fronte alla furia della natura non c’è costruzione umana che tenga. Tranne che con una diga a monte, come dicono i commercianti. Ma quando anni fa ne ho parlato al Pirellone, non mi hanno ascoltata. Serve una programmazione allargata che non può certo fare il Comune". Fra le vasche al lavoro per contenere i danni anche quella della Tenaris pagata dal privato e l’altra in via Monte Bianco. "L’altra sera senza questi interventi saremmo finiti sotto un metro d’acqua - conclude Colombo -. Evitiamo polemiche fuori luogo. C’è molto altro da fare".

Più che arrabbiati sono rassegnati. Il presidente dei commercianti Giovanni Ferraro parla della necessità "di una diga a monte per mettere fine alle bizze del tempo. Siamo sotto Lesmo e Camparada, senza una vera barriera rischieremo sempre grosso. L’unica è la prevenzione". Cioè, barriere fuori dai negozi, come in piazza San Marco quando la laguna tracima. E così ieri ha fatto come tanti altri, qui. La stazione meteo avvisa del pericolo permettendo di correre ai ripari. Ma non vale per tutti.

"I ristoranti sono allo stremo, il virus li ha messi in ginocchio e il meteo non è da meno. Con la pioggia non possono lavorare all’aperto. I danni sono ingenti", conclude.