Le mani della ’ndrangheta sugli aiuti per il Covid

Dall’imprenditore condannato per associazione mafiosa al socio ’scomodo’: la Finanza scopre una frode da 330mila euro sui contributi a fondo perduto

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di Stefania Totaro

Scovati dalle Fiamme Gialle del Comando provinciale di Monza altri 15 furbetti dei fondi Covid con una frode da 330mila euro: tra loro a Giussano anche un imprenditore edile condannato per associazione mafiosa e il titolare di un locale, già colpito da interdizione antimafia del Prefetto, che si è ‘dimenticato’ di dire che il suo socio di maggioranza ha un parente agli arresti domiciliari per associazione a delinquere di stampo mafioso. Dopo i 22 indebiti percettori individuati ad inizio del 2022, i finanzieri brianzoli ne hanno denunciati altri 8 che avrebbero percepito, senza averne diritto, contributi a fondo perduto erogati per cali di fatturato o finanziamenti bancari assistiti da garanzia. Per 6 l’accusa è di truffa aggravata e di indebita percezione per complessivi 254mila euro. In 2 casi dietro le difficoltà economiche c’erano fatture false per circa 590mila euro o l’autocertificazione ha ignorato il divieto dettato dal Codice antimafia. Come il titolare di una impresa edile di Giussano che avrebbe percepito 4mila euro nonostante sia stato condannato con sentenza definitiva per associazione di tipo mafioso nell’inchiesta ‘Infinito’ sulla Locale di ‘ndrangheta di Seregno. C’è poi il firmatario dell’istanza di contributo a fondo perduto per 10mila euro presentata da una immobiliare di Cesano Maderno, i titolari di due ditte individuali brianzole beneficiarie di circa 40mila euro deferiti anche per emissione di fatture false, il costruttore monzese che ha ottenuto oltre 15mila euro ma risulta sconosciuto al Fisco per gli anni 2019 e 2020, l’amministratore di una società sportiva di Vimercate indebitamente beneficiaria di circa 6mila euro.

Sono invece due i denunciati per indebito ottenimento ed utilizzo di finanziamenti bancari assistiti da garanzia per complessivi 77mila euro. Tra questi il legale rappresentante di un locale giussanese - già colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dal Prefetto di Monza e della Brianza - che avrebbe indebitamente percepito 70mila euro, ma non ha segnalato la presenza, nel nucleo familiare di un socio di maggioranza, di un condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso sottoposto agli arresti domiciliari nell’operazione ‘Ulisse’ contro la ‘ndrangheta, nonché un amministratore di condomini di Mezzago che avrebbe intascato 7mila euro indicando nella domanda ricavi pre Covid superiori per ottenere un maggior finanziamento. Inoltre un libero professionista di Briosco avrebbe utilizzato anche a fini personali i 15mila euro ottenuti. Altri furbetti sono stati invece solo sanzionati e segnalati all’Agenzia delle Entrate.