Lambro nero in Cassazione, sentenza in zona Cesarini

Fissato al 20 luglio (due giorni prima della prescrizione) il ricorso sullo scempio ambientale alla Lombarda Petroli

Il Lambro nero

Il Lambro nero

Villasanta (Monza e Brianza), 1 aprile 2017 - Fissato al 20 luglio (due giorni prima della prescrizione) il ricorso in Cassazione sullo scempio ambientale alla Lombarda Petroli. Questa la data decisa dai giudici romani dopo che è saltata l’udienza del 16 marzo scorso a causa della mancata notifica alla Provincia di Monza e Brianza, non andata in porto perché l’ufficiale giudiziario non ha trovato la sede.

Un disguido che aveva costretto una decina di avvocati a farsi il viaggio a Roma a vuoto perché i giudici avevano avvertito solo in aula della mancata notifica. I legali però sapevano anche che ormai si avvicinava impetuoso il termine di prescrizione dei reati, ma non hanno colto questa volta in fallo i magistrati, che hanno fissato la data della discussione del ricorso per tempo, anche se in ‘zona Cesarini’ per l’epilogo giudiziario sullo sversamento dalla ex raffineria di Villasanta, nella notte del 22 febbraio 2010, di almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili che dal fiume Lambro finirono fino al delta del Po.

Un giudizio finale tanto atteso, dopo le due pronunce, una di segno opposto all’altra, finora arrivate in primo grado e in appello. Infatti il Tribunale di Monza ha condannato per disastro doloso a 5 anni di reclusione soltanto il custode della Lombarda Petroli, Giorgio Crespi (che è stato processato in contumacia perché non si è mai presentato al processo, tanto che gli era stato nominato un difensore d’ufficio), assolvendo invece i titolari dell’impianto, i cugini Giuseppe e Rinaldo Tagliabue e il direttore Vincenzo Castagnoli. Con un movente che è rimasto oscuro.

Nel ricorso davanti alla Corte di Appello di Milano, invece, i giudici hanno ritenuto credibile la tesi della Procura di Monza (secondo cui lo sversamento è stato deciso per nascondere le quantità di prodotto in vista della chiusura del deposito) e hanno trasformato da disastro doloso in disastro colposo l’accusa nei confronti degli imputati, condannando anche il titolare della società e l’azienda come responsabile civile per il risarcimento dei danni. La pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione (più altri 9 mesi per reati fiscali) è andata a Giuseppe Tagliabue e quella di 1 anno e 6 mesi con la pena sospesa a Giorgio Crespi, che dopo la batosta dei giudici monzesi si è fatto vivo e si è rivolto all’avvocato di fiducia. I giudici milanesi hanno riconosciuto il diritto al riconoscimento dei danni alle parti civili, tra cui il Comune di Villasanta (che ora deve affrontare il problema della bonifica della zona inquinata) nei confronti degli imputati condannati e della Lombarda Petroli come responsabile civile. Accuse negate invece dagli imputati, che ora ricorrono in Cassazione.