La villetta del dolore, "non volevo finisse così"

Giuliano Bonicalzi ha accolto con rassegnazione i carabinieri che gli recavano l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.

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"Sì, sono stato io, ma mi sono subito pentito e ho smesso di stringere. Ho avuto paura e ho chiamato mia nipote per dirle che la nonna era caduta e aveva bisogno di aiuto. Speravo che mia moglie ce la facesse, non volevo che finisse così".

Giuliano Bonicalzi è un uomo provato quando accetta di parlare davanti ai carabinieri che lo stanno interrogando da ore.

Ottant’anni, camicia a maniche corte a quadretti, pantaloni scuri, capelli radi e una mascherina anticontagio a coprirgli il volto, ieri pomeriggio ha ricevuto così l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari che i militari di Brugherio gli hanno recapitato nella sua villetta di via Caduti del Lavoro 23, al quartiere San Damiano, periferia di Brugherio.

Se l’aspettava. Sono all’incirca le 16.30. Sua nipote lo segue passo passo anche stavolta, amiche e parenti sono con lei fuori dalla villetta.

L’incubo è giunto all’epilogo. Rosalba Teresa Rocca, 86 anni, è morta giovedì sera, all’incirca alle 23 circa il suo cuore ha cessato di battere. Era in agonia da tre giorni.

Tutto era cominciato all’alba del 4 agosto quando - alle 6.30 del mattino - Giuliano Bonicalzi si era deciso a telefonare alla nipote, una bella ragazza bionda che si era subito precipitata nella sua abitazione. "La nonna sta male - aveva detto l’uomo - è caduta dalle scale, deve aver battuto la testa".

Non era andata così. La donna che aveva problemi fisici e mentali - non si muoveva più che a bordo di una carrozzina, racconta chi la conosceva - era stata strangolata. Compressione meccanica esterna, hanno sentenziato le perizie mediche a cui era stata sottoposta dopo essere arrivata all’ospedale di Vimercate. La caduta e il malore erano una bugia. E da lì era partita una segnalazione alla Procura, che aveva immediatamente aperto un’inchiesta per omicidio volontario, mentre i carabinieri della Stazione di Brugherio e della Compagnia di Monza, agli ordini del capitano Pierpaolo Pinnelli, avevano preso a indagare, sentendo amici e parenti per delineare meglio il quadro di quella famiglia provata dal dolore.

L’anziano era incensurato e mai aveva avuto precedenti per maltrattamenti in famiglia. Anche la villetta di famiglia appariva in ottime condizioni, nessun segno di degrado o sofferenza. Ma c’era qualcosa che stonava in quel quadro.

Le prime perizie mediche - ora è stata disposta anche un’autopsia dal sostituto procuratore Michele Trianni - raccontavano qualcosa di diverso.

E mentre le condizioni della donna apparivano sempre più disperate, il marito è crollato e ha confessato. "Sì, sono stato io". Dopo aver stretto le mani attorno al suo collo, verosimilmente la sera del 3 agosto, l’aveva vegliata tutta la notte nella speranza che la moglie si potesse riprendere. Ma alla fine, nonostante la chiamata al 118, si è rivelato tutto inutile. L’ambulanza, la corsa a sirene spiegate, il ricovero. E l’altra sera, appunto, il decesso. A indagini chiuse, immediatamente è stata firmata dal Gip l’ordinanza di custodia cautelare per l’80enne. Agli arresti domiciliari, però. Non è pericoloso. Non c’è bisogno di rinchiuderlo in una cella. Dopo un passaggio in caserma per le formalità, l’anziano è tornato così nella sua casa in attesa del processo.

I vicini sono in ferie o preferiscono rimanere in silenzio. "Una famiglia tranquilla, povera donna..." si limita a sussurrare un passante.

E la memoria torna a un altro evento di cronaca nera accaduto sei anni fa, il 27 gennaio del 2014. Sempre a Brugherio. Anche allora un marito aveva ucciso la moglie. Entrambi anziani. Ma per gelosia. Vincenzo Zarba, muratore in pensione di 63 anni, aveva straziato il corpo della moglie Lucia Bocci, casalinga 56enne, con una ventina di coltellate. Poi si era suicidato impiccandosi con il fil di ferro.

Il corpo della mamma ancora in pigiama in camera da letto e quello del padre impiccato nel garage erano stati scoperti da un figlio.

Un caso di omicidio-suicidio che aveva sconvolto la comunità di Brugherio.

Un evento che aveva lasciato attonito persino il primo cittadino, Marco Troiano, accorso in via Bindellera poco dopo che si è saputo dell’accaduto: "Mi sembra che in tragedie come queste le famiglie abbiano il diritto di fare in modo che cali subito il silenzio su questioni tanto personali - aveva commentato -. Certo, è un fatto che inevitabilmente coinvolge la comunità". Il caso di via Caduti del Lavoro pur coinvolgendo anche questa volta una coppia di coniugi, appare però molto diverso.

Barbara Calderola

e Dario Crippa