La seconda vita di Maria dopo un tumore inoperabile

Decisiva l’équipe dei due primari, Christian Cotsoglou e Gianfranco Deiana "Devo ringraziare per il coraggio e la tenacia che mi hanno restituito la vita"

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di Barbara Calderola

Il tumore inoperabile l’aveva costretta a letto, un intervento a quattro mani le ha restituito le gambe. In sala operatoria a Vimercate due primari, il chirurgo Christian Cotsoglou e l’urologo Gianfranco Deiana. Sono loro ad aver impresso una svolta al caso di Maria Di Tullio, 80enne della Martesana. "Non ci credevo quasi più", racconta la donna alle prese con la recidiva di un tumore al colon che aveva finito per renderla disabile.

È appena tornata a casa dopo un ricovero di due settimane: sta bene. "La massaveva reso necessaria una deviazione e non riusciva più a camminare", spiegano gli specialisti. Così la pensionata aveva cominciato a bussare alla porta di vari ospedali, "ma tutti avevano escluso che potessi uscirne. Ritenevano che il cancro fosse troppo esteso e che coinvolgesse aree nobili che lo rendevano inasportabile. Da qui i problemi renali e la perdita di autonomia". Finché non è approdata in via Cosma e Damiano. L’approccio è stato multidisciplinare. Su Maria si mettono al lavoro oncologi, radiologi, patologi e i due direttori. "Insieme abbiamo maturato la convinzione che la soluzione giusta fosse il bisturi –- chiariscono i primari -. La posizione del tumore impediva la radioterapia". La decisione è stata condivisa "con i nefrologi per mettere a fuoco la funzionalità residua del rene", e con i neurologi "per soppesare eventuali strascichi motori legati alla resezione". Sulla bilancia hanno pesato di più i benefici e la donna, al corrente di tutte le implicazioni, è entrata in sala operatoria. Ne è uscita in piedi, un sogno per lei che era quasi rassegnata al deficit. E per festeggiare ha voluto farsi immortalare fra i suoi medici. "Devo ringraziare tutti per il coraggio e la tenacia che mi hanno restituito la mia vita per intero".

Non è la prima volta che a Vimercate si trova una via d’uscita per un caso impossibile. Un anno fa il fegato di una mamma data per spacciata è stato ricostruito in 3D dall’équipe di Cotsoglou. Dieci ore sotto i ferri con i mezzi più sofisticati che la tecnologia mette a disposizione sono finiti con la speranza per 48enne che credeva di doversi arrendere alla chemioterapia. Anche allora il primario scelse l’operazione per sconfiggere una malattia rara, il tumore di Klatskin, che aggredisce le vie biliari. Per la donna il calvario era cominciato nel 2020 con disturbi inspiegabili culminati in una diagnosi difficile da accettare. E ancora di più la cura consigliata per conviverci fino all’incontro con lo specialista che ha sparigliato le carte.