La sconfitta non ferma la festa dei tifosi

In 12mila allo stadio per il debutto in A contro il Torino, la coreografia degli ultras: "Nessuna notte buia può impedire al sole di sorgere"

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di Dario Crippa

Uno stadio stracolmo, con 12mila spettatori, la Curva Sud gremita, cartoncini bianchi con le scritte rosse. E quella frase che si staglia in bianco su sfondo rosso in un enorme striscione: “Nessuna notte buia può impedire al sole di sorgere”.

La Curva “Davide Pieri” non dimentica. Brividi ieri sera all’U-Power Stadium nonostane la sconfitta col Torino abbia un po’ guastato il finale della festa della serie A.

No. Non si possono dimenticare 110 anni di storia, gli ultimi trenta dei quali particolarmente dolorosi, segnati da retrocessioni e fallimenti. Ieri sera però il vecchio stadio Brianteo, ribattezzato e rimesso a nuovo come per una serata di gala, era un groviglio di emozioni, festa, felicità. Tifosi e appassionati, anche rientrando in extremis dai luoghi di villeggiatura, non sono voluti mancare. Come Gigi “Giginho” Tieri del Monza Club San Fruttuoso, 61 anni, "siamo arrivati pronti e carichi di emozioni come i remigini al primo giorno di scuola". Presente anche il sindaco Paolo Pilotto: "Per noi la prova generale di come funzionerà la viabilità: sono curioso".

A guidare i mille tifosi della Curva Davide Pieri, come sempre, Fausto Marchetti. "Per noi è la stagione numero 28, anche se ormai fatico quasi a ricordare cosa è accaduto in tutti questi anni. Comunque sì, è bello sapere che ogni tanto i sogni si avverano e che la perseveranza paga". Dal 1994, quando fu costituito per la prima volta il gruppo della tifoseria organizzata più grande di Monza, goliardicamente auto definitisi i S.A.B., “Sempre al Bar”, sotto i ponti di acqua ne è passata davvero tanta. Spesso sporca e limacciosa. Due fallimenti appunto, presidenti improbabili e in fuga a Dubai col malloppo, l’onta della serie D. Sconfitte e retrocessioni. Ma la Curva Sud, poi intitolata al povero Davide Pieri, tifoso morto in un incidente stradale, c’è sempre stata.

"Certo, ci sono stati momenti davvero difficili, in cui era facile domandarsi se ne valesse davvero la pena. Eppure l’orgoglio e l’idea di portare avanti sempre il tifo e l’appartenenza alla nostra città, anche davanti alle sirene di squadre più blasonate, sono sempre prevalsi". Ora è arrivato un momento inimmaginabile. Il Monza, da Cenerentola del calcio, è in serie A.

"Credo che lo capiremo solo più avanti, dopo aver giocato la prima partita. Anche se già i segnali di quello che ci attende ci sono tutti, vederci citare alla televisione, vederci presenti nella “road map” del calcio, assistere a un calcio mercato con nomi così importanti... anche se confesso che sotto resistono e devono sempre restare la nostra timidezza e umiltà". Perché?

"Siamo entrati nel calcio dei grandi, ma ancora non ce ne rendiamo conto e a volte ci domandiamo cosa accadrà. Abbiamo però un grande entusiasmo e una voglia immensa di divertirci". Il momento più buio? "Paradossalmente, non è stata la serie D. Ma è stato quel periodo infernale e incerto tra la gestione Seedorf, la presidenza di Armstrong e quella di Bingham e Montaquila... un periodo in cui non si capiva (e sembrava non interessare) cosa stesse accadendo, dove saremmo andati a finire, in cui quasi si era tentati dal desiderio di chiudere tutto e fallire". La serie D, dopo l’ultimo fallimento nel 2015, "è stato però il momento della rinascita. Finalmente era arrivato un imprenditore del territorio come Nicola Colombo, che aveva creduto in questa squadra e stava facendo di tutto per farla rinascere. Gliene saremo sempre grati, perché prima si viveva come in una lenta agonia, come alla fine di una storia d’amore a cui Colombo ha restituito invece la voglia di riscatto".

Poi sono arrivati Berlusconi, Galliani, la Fininvest. E tutto è cambiato per il meglio, si è toccato il paradiso. "Chi l’ha mai vista la serie A? Ce lo siamo chiesti più volte. La cosa fondamentale è che si è chiuso un libro e se ne è aperto un altro. Non bisogna però smarrire la nostra umiltà. Non abbiamo aspettative, ci saranno momenti difficili anche in serie A, prenderemo qualche imbarcata, è fisiologico, siamo una neopromossa. Ma tutto quello che arriverà dobbiamo pensare che sarà un successo. Il marchio di fabbrica di questa società e di questa squadra sarà sempre quello di giocare un buon calcio: sarà bellissimo ma sarà anche difficile. L’importante è che ricordiamo sempre da dove siamo arrivati, che ci ricordiamo sempre che siamo il Monza: dobbiamo solo godercela, perché questa è una festa. A patto di non dimenticare mai chi siamo".