La rivolta dei genitori: la scuola è sicura

Dal liceo Frisi si allarga la protesta contro la didattica a distanza da domani: il vero problema sono i mezzi pubblici strapieni

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di Cristina Bertolini

Levata di scudi da tutte le componenti della scuola per l’ordinanza che da domani impone la didattica a distanza per tutte le scuole superiori. I rappresentanti dei genitori nel Consiglio di istituto del liceo scientifico Frisi e Associazione genitori hanno scritto una lettera indirizzata oltre che a sindaco e presidente Fontana anche alla Prefetta e alla ministra Lucia Azzolina, per esprimere il loro dissenso rispetto al provvedimento, facendo notare che la scuola non è un luogo di contagio, perché sono state applicate le misure di distanziamento, scaglionamento entrate e uscite e tutto quanto previsto dal decreto. Ci sono solo 6 mezze classi in isolamento su 106 classi (visto che si fa scuola al 50% in presenza e altrettanti in remoto).

Il problema vero sono i trasporti affollati, gli assembramenti per strada, l’inosservanza diffusa dell’obbligo di mascherina. I genitori chiedono di trovare altre soluzioni al diffondersi del virus e ammettono che la scuola si è comportata in modo impeccabile, mentre si vede anche da non addetti ai lavori che Ats non ha retto i protocolli, non risponde più alle classi in quarantena e il sistema sanitario è nel caos più totale.

Il movimento dei genitori si diffonde a macchia d’olio, dal Frisi al liceo classico Zucchi, per organizzare un’azione congiunta o più azioni per far sentire la propria voce fino al ministero. "Noi rispettiamo le distanze e le misure di sicurezza - fanno eco i ragazzi - il problema sono i mezzi pubblici. Avrebbero dovuto essere intensificati per permettere i trasporti con distanziamenti, ma non è stato così".

Ieri anche gli studenti del liceo Nanni Valentini sono scesi in piazza. "Vogliamo andare a scuola - dicono Andrea Scicutella e Chiara Castelli - la didattica a distanza per noi è penalizzante. Abbiamo sei indirizzi e i laboratori di scenografia, architettura, design, grafica, multimediale e arti figurative che non si possono fare da casa. Nei mesi del lockdown si è vanificato il senso del liceo artistico. Ciò è grave perché noi, alla maturità, abbiamo una prova pratica da 18 ore, comprendente progettazione e realizzazione di un modello. Quindi abbiamo bisogno dei laboratori".

Ieri la dirigente Elisabetta Biraghi ha ascoltato i ragazzi e ha ipotizzato, come soluzione, di farli venire a scuola due giorni alla settimana, per svolgere tutte le lezioni di laboratorio in blocco, in presenza.