La loro festa: salvare 18 bambini

Ventiquattr’ore in fuga dalla guerra. I piccoli, tutti disabili, sono stati affidati dai volontari alle famiglie

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di Barbara Apicella

A Monza il miracolo di Pasqua: diciotto bambini con disabilità sono arrivati nel capoluogo brianzolo. Dall’Ucraina 24 ore di viaggio divisi in vari pullmini per riuscire a trovare la salvezza lontano dalla loro casa, e in alcuni casi anche dalle loro famiglie. Una storia carica di umanità e di dolcezza quella che racconta Agostino D’Antuoni, avvocato monzese che dall’inizio del conflitto sta organizzando trasferte in Ucraina per mettere in salvo donne, bambini e anziani.

Ne ha portati oltre 150. L’ultimo viaggio proprio nel fine settimana di Pasqua, quando da Lecco è partita una carovana di furgoni carichi di aiuti umanitari diretti in Polonia, in una struttura gestita dai Salesiani. "Perché tornare in Italia con i mezzi vuoti? – si è chiesto D’Antuoni –. Ho subito contattato alcuni referenti che vivono in Ucraina per organizzare il trasferimento di bambini con disabilità, alcuni anche gravi. I bimbi dall’Ucraina sono stati trasferiti in Polonia dai Salesiani. Poi sono arrivati in Italia". Ventiquattro ore di viaggio e poi, nel pomeriggio di Pasqua, l’arrivo all’oratorio di San Gerardo dove ad attenderli c’erano i volontari della Croce Rossa di Monza, i medici per i primi controlli, e i cuochi della Rosticceria Web che hanno preparato golose leccornie. E poi tante uova di cioccolato per riportare il sorriso dopo tutte quelle ore di viaggio. Due bambini sono stati affidati a famiglie in Piemonte, uno ad una in Veneto. Gli altri sono stati accolti da famiglie della Brianza e del Milanese. Gli occhi lucidi dei volontari che hanno portato in Italia questi bimbi spiegano meglio di mille parole. "Domenico, un nostro volontario, mi ha fatto piangere. Le donne ucraine gli hanno affidato i loro bimbi, pronte anche a staccarsi momentaneamente da loro pur di metterli in salvo. Per loro siamo una sorta di angeli: ci hanno affidato un compito molto importante". "Da quando è iniziata questa macchina della solidarietà si è innescata una sorta di effetto generosità. Inaspettato. Tra le famiglie che accolgono sono nate amicizie: persone che neppure si conoscevano hanno iniziato a frequentarsi, a condividere, a stare insieme proprio grazie all’arrivo degli ucraini. Ci sono persone che non possono ospitare e donano cibo e vestiti a chi ospita. Ma anche lavoro".

Alcuni profughi hanno ottenuto il permesso di soggiorno e quindi sono in regola per un contratto. "Un’azienda brianzola ha assunto un interprete e nei prossimi giorni dieci profughi effettueranno i colloqui per lavorare all’interno della ditta che produce mascherine. Dopo pochi giorni dall’arrivo hanno chiesto subito di poter imparare l’italiano e soprattutto di lavorare per contribuire alle spese delle famiglie che li ospitano".