Gli studenti: "La didattica a distanza? Internet va a singhiozzo"

Contestata l’incapacità di Governo, Regione ed enti di non aver lavorato per realizzare gli interventi necessari alla sicurezza

Didattica a distanza

Didattica a distanza

di Cristina Bertolini

"A partire da lunedì 26 - recita la nuova ordinanza di Regione Lombardia - le scuole secondarie di secondo grado devono realizzare le proprie attività attraverso la didattica a distanza per l’intera classe...". L’ipotesi di chiusura delle scuole scontenta gli studenti che oggi protestano in tutta la Regione. "Se le scuole chiuderanno veramente, Regione Lombardia dimostra di “gettare la spugna“ - afferma l’Unione degli Studenti - dovrebbe combattere per adeguare le scuole alla pandemia, ma ha fallito. È un fallimento che coinvolge Governo, Regione ed enti locali e ricade sulle spalle di studenti e studentesse, docenti, famiglie, cittadini".

Gli studenti chiedono da mesi le "condizioni" per poter attivare la didattica a distanza, ma senza successo. Le attività nei laboratori che la Regione concederebbe di "continuare in presenza" in molte scuole non sono mai partite quest’anno.

"Abbiamo fatto di tutto per garantire la didattica in sicurezza e abbiamo le strutture tecnologiche per la didattica a distanza - spiega il dirigente dell’istituto Mapelli di Monza - la stiamo già attuando al 50% e ci adegueremo". Come lui la dirigente del liceo scientifico Frisi, del classico Zucchi (che già da questi giorni ha lasciato a casa gli studenti) e di molte altre scuole. Ma il problema, come fa osservare Ludovico di Muzio, monzese, coordinatore dell’ Unione degli Studenti Lombardia sono le zone periferiche in cui la connessione internet va e viene. Per chi abita nelle zone di campagna tra Biassono e Villasanta o nel caratese, non interamente coperte da fibra ottica, è difficile restare connessi a lungo.

"Come si può pensare - denuncia Di Muzio - di imporre le lezioni online a tutti se non sono stati fatti interventi strutturali per garantire la scuola in presenza e se nemmeno si è pensato a come garantire un’eventuale didattica a distanza di qualità? Quella che a settembre doveva essere un’occasione di cambiamento, si è rivelata un mix di contraddizioni. Rinunciare alla scuola è più semplice ed economico che investire per trasformarla". A marzo erano stati forniti dalle scuole tablet e pc ai ragazzi che non li avevano. Poi sono stati restituiti e ora gli studenti si augurano che vengano ridati all’occorrenza. "Volete chiudere la scuola? - conclude Di Muzio - prima vogliamo garanzie sulla connettività e sui device gratuiti per la Dad, sugli spazi, riqualificando edifici abbandonati e ampliando le aule, sulla gratuità e sull’aumento delle corse dei trasporti; sul ricatto sociale tra diritto allo studio e diritto alla salute, entrambi da tutelare. Per questo, oggi protestiamo in tutta Italia e Lombardia!".