Cade dal monopattino e viene derubato: "Noi della stessa razza, aiutiamo chi ha bisogno"

Parla la moglie del cingalese colpito da un malore. Caccia allo sconosciuto che invece di soccorrerlo glielo ha portato via il mezzo che utilizzava

L'intervento dei soccorsi

L'intervento dei soccorsi

Monza -  «Non so cosa è successo, voglio vedere anche io i filmati delle telecamere, ma cose come queste non si fanno… noi veniamo dallo Sri Lanka, ma siamo tutti parte della stessa razza, uomini e donne, anche se proveniamo dai Paesi più diversi. E se uno cade, io mi avvicino a vedere se sta male e se posso fare qualcosa per lui. Non vado a rubargli". Imasha ha una voce dolce e gentile, ma anche determinata, e su quanto accaduto domenica sera in corso Milano a suo marito non ha dubbi.

Domenica sera , dopo un pomeriggio trascorso con gli amici, Nilgala W. stava tornando a casa su un monopattino quando è caduto, forse per un dislivello preso male col suo veicolo elettrico, forse per un malore. Dopo aver battuto violentemente la testa e aver perduto parecchio sangue, Nilgala è caduto in coma. E mentre era riverso sull’asfalto, gli si sono avvicinati tre sconosciuti e uno di loro ha frugato nelle sue tasche per borseggiarlo.Quando una infermiera che passava di lì ha scacciato con le sue urla gli “avvoltoi” e ha messo in sicurezza il ferito, quello che voleva derubarlo è saltato sul monopattino di Nilgala ed è fuggito con quello. Una scena raggelante, su cui stanno indagando gli agenti della Squadra Volante della Questura di polizia di Monza.

"Non so ancora se sporgeremo denuncia - riflette Imasha - prima devo vedere come starà mio marito. Per fortuna è uscito dal coma e l’altro giorno sono riuscita a parlarci. Devo ringraziare medici e infermieri dell’ospedale San Gerardo, sono stati eccezionali, in particolare il dottore Enrico Colombo di Neurorianimazione". Il marito potrebbe presto uscire dalla terapia subintensiva di Neurochirurgia. "Parla piano piano, dice che gli fa ancora male la testa, ma mi ha fatto vedere che riusciva ad alzare e muovere il braccio".

Da 10 anni in Italia, il 31enne lavora per un’impresa di pulizie. "Abbiamo una figlia di cinque anni - racconta ancora la donna -: sono molto legati. Quando non lavora, mio marito trascorre i pomeriggi con lei. Dopo quello che è accaduto, mia figlia piangeva, perché non vedeva più il suo papà. All’ospedale sono stati gentilissimi, però: sono riusciti a far parlare anche lei col papà, anche se ancora addosso aveva tutti tubicini. È stato emozionante: piangeva anche lui… Ora aspettiamo di vedere come andranno avanti le cose, come si riprenderà".