Il Tempio della Velocità ricostruito con tanta pazienza e migliaia di stuzzicadenti

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"Tutte le volte metto sul balcone la bandiera della Ferrari. Anche se non vince. È una passione forte". Enrico Rossi, una vita a lavorare come rappresentante per la Elah e poi come dirigente alla Crispo confetti, si avvicina al traguardo dei 92 anni: "Sono quasi coetaneo dell’autodromo", ci scherza su. L’ha frequentato da ragazzino, il circuito.

E quest’anno ha deciso di dedicarsi a un progetto speciale per celebrare il centenario seguendo l’altra sua passione, l’arte con gli stuzzicadenti: "Ho costruito palazzi, monumenti e chiese di Monza e ora ho realizzato tutto l’autodromo". Otto mesi di creatività, pazienza e "una quintalata di stuzzicadenti", precisa la moglie Iole che è "la mia consigliera e la mia ispiratrice" da 63 anni. "Ho lavorato giorno e notte – racconta Rossi –. Sono partito da una fotografia, sono andato a vedere di persona alcuni particolari e poi mi sono messo all’opera con pinzette e Vinavil". Il risultato adesso è in bella mostra alla vetrina di Andros, in via Italia. Ma altre sue opere sono esposte in questi giorni di festa dedicata ai motori nelle vetrine di molti negozi del salotto di Monza. La riproduzione della statua di Fangio con la sua Mercedes in vetrina da Pini in via Mapelli, poi chiese e monumenti. Tutti realizzati con gli stuzzicadenti. Una passione iniziata da ragazzo costruendo gli aeroplani, "ma mio padre me li buttava dicendomi che dovevo lavorare – ricorda –. Fino a 21 anni sono stato nel negozio di famiglia, la storica Pasticceria Dante Rossi in via Carlo Alberto". Ha scelto gli stuzzicadenti perché "costavano poco rispetto alle bacchette di balsa". Poi, però, il lavoro lo ha distratto. Fino all’incontro con la moglie Iole. Quando nel 1959 si sono sposati "mi sono detto: adesso a casa mia posso tenere tutti gli oggetti che costruisco". Dal Duomo al Ponte dei Leoni, dalla Cappella Espiatoria al castello di Teodolinda, presepi e anche piccoli animali ma, precisa la signora Iole, "sono io a spolverarli".

Marco Galvani