“Il sogno di Giò, la casa degli adolescenti“, porto sicuro per i ragazzi

A Muggiò all’Oratorio San Luigi nel centro parrocchiale uno spazio "dove essere accolti e ascoltati, accompagnati e stimolati"

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di Veronica Todaro

I nuovi locali verranno inaugurati e benedetti domani dopo la messa delle 18, nel giorno della ricorrenza di San Giovanni Bosco, patrono dei giovani. Ma il progetto de "Il sogno di Giò, la casa degli adolescenti" ha messo radici già l’estate scorsa, quando con l’iniziativa "Teens wakeup" erano stati coinvolti 25 ragazzi tra giugno e luglio e poi il progetto vero e proprio aveva preso il via il 5 ottobre. A portarlo avanti la Comunità pastorale Madonna del Castagno di cui fanno parte le parrocchie Santi Pietro e Paolo, San Carlo, San Francesco, San Giuseppe. "Ormai è chiaro a tutti, e dichiarato da tanti esperti, che i giovani, e gli adolescenti in particolare, sono tra i soggetti che hanno sofferto di più questi due anni di pandemia".

"Non tanto per l’impatto che ha avuto su di loro a livello medico ma quanto a livello psicologico e sociale – spiega don Maurizio Tremolada, responsabile della Comunità pastorale -. La comunità vuole dare una risposta concreta ai nuovi bisogni degli adolescenti che da una parte hanno manifestato una forte fragilità ma dall’altra hanno un grande desiderio di socialità e ricercano continuamente figure educative che si affianchino a loro per ascoltarli e per accompagnarli in questa fase delicata della loro vita e della storia". Da qui l’idea di una "casa" solo per gli adolescenti, una porzione dell’Oratorio san Luigi, nel centro parrocchiale che "diventa casa loro per potersi sentire sempre accolti e ascoltati, accompagnati e stimolati, dove c’è sempre qualcuno che gli vuole bene. Il sogno di Giò si ispira alla pedagogia e alla spiritualità di don Bosco, (da cui il nome del progetto, ndr) che è e resta un esempio tuttora valido di educazione dei giovani". Un oratorio del futuro, un oratorio cenacolo per stare insieme. Tre sono i momenti che scandiscono la giornata. Il primo è il pranzo condiviso, uno spazio e un momento di amicizia tra pari e di confronto libero ed informale con gli educatori, gustando le prelibatezze preparate da mamme e nonne che si rendono disponibili. Il secondo è il momento dello studio: gli educatori saranno un valido supporto e gli strumenti, anche tecnologici, messi a disposizione saranno un aiuto concreto per ricerche e compiti. Il terzo momento è quello dedicato al gioco e alle attività di laboratorio, con i classici giochi da oratorio (ping pong, calcetto, palloni) ma anche giochi da tavolo e attività ludiche proposte dagli educatori. Laboratori musicali e artistici, gite e testimonianze, e tanto altro nasceranno proprio da un continuo confronto tra ragazzi ed educatori.

Responsabile del progetto don Matteo Ceriani, prete incaricato per la Pastorale giovanile della Comunità Pastorale "Madonna del Castagno", affiancato dalla presenza fissa di un educatore professionale della Cooperativa Pepita e da volontari che si alternano nelle attività: in cucina 12, per seguire i compiti 4, per pulizie e cura dei locali 7. Settanta i ragazzi attualmente iscritti alla "casa". L’amministrazione comunale sostiene il progetto, anche economicamente.