Il miracolo in Uganda di Piero e Lucille L’ospedale che salva mamme e bambini

Dai 30 letti degli anni Sessanta è nato uno dei maggiori centri no profit africani. Ogni 12 mesi la cittadella del Lacor Hospital accoglie in media 246mila pazienti

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di Cristina Bertolini

È il 1959. In un angolo della Perla d’Africa, l’Uganda, le suore comboniane gestiscono il Lacor Hospital, un piccolo ospedale a 100 chilometri dal confine con l’attuale Sud Sudan, a qualche ora di jeep dall’Equatore.

Le strade di terra rossa si snodano nella savana punteggiata delle capanne del popolo Acoli.

Il vescovo comboniano ne affida la direzione al pediatra Piero Corti, nato a Besana Brianza da una famiglia di imprenditori tessili. Questi lo gestisce e lo fa crescere, insieme alla moglie Lucille Teasdale, pioniera della chiurgia medica al femminile. Piero è molto più di un medico: un imprenditore, un costruttore di alleanze, sempre alla ricerca di finanziamenti. Piero e Lucille hanno un sogno in comune: prestare servizio dove il bisogno è maggiore. Lo realizzano in Africa, nel cuore della savana. Per questo Piero accetta l’incarico. La sua prima missione è nel 1961: grazie ad un volo dell’aereonautica militare italiana impegnata nelle missioni umanitarie in Congo, atterra in Uganda con farmaci e attrezzature. A questo cargo ne seguiranno altri, carichi della generosità di amici e donatori. Lucille sarebbe dovuta rimanere un paio di mesi per avviare il reparto di chirurgia, ma resterà tutta la vita come sua sposa. Oggi il Lacor Hospital è tra i maggiori ospedali non profit dell’Africa Equatoriale. Negli ultimi trent’anni nei suoi tre centri sanitari periferici ha curato oltre sei milioni di persone e formato migliaia di operatori sanitari. Ogni giorno circa 600 malati vengono accolti nei suoi ambulatori e altrettanti sono ricoverati nei suoi reparti.

La Fondazione Corti dal 1993 lo sostiene e affianca nelle scelte strategiche e finanziandone i costi correnti. Continua la loro opera la figlia Dominique, medico, nata proprio a Lacor, che prosegue l’approccio di papà Piero, assicurando che gli scarsi fondi disponibili siano usati per fare la differenza per quanta più gente possibile. "Il Lacor, per me, è molto di più di un ospedale – racconta Dominique – è un fratello. Era un piccolo ospedale di trenta letti nel mezzo della savana quando, sessant’anni fa, i miei genitori l’hanno preso sotto le loro ali. Da allora è cresciuto diventando una cittadella della salute che, con tre centri sanitari, ogni anno accoglie in media 246mila pazienti e vede nascere oltre 8mila bambini". Nel 1993 è nata la Fondazione Corti, di cui Dominique è presidente, che affianca e sostiene il Lacor con risorse e competenze.

"L’Uganda felice della mia infanzia ha subito decenni di tracollo economico e conflitti – continua Dominique –. L’ospedale ha fatto fronte a povertà estrema, epidemie, migliaia di bambini che affollavano ogni sera i cortili in cerca di rifugio. In mezzo a tutto questo, mamma e papà sono rimasti saldi alla guida del loro ospedale, per molti decenni unica garanzia di cure per milioni di persone". La Fondazione Corti, con tanti sostenitori e amici in Brianza, si adopera per continuare a portare soccorso ai più poveri. Nell’ultimo anno ha inviato 1.605.993 euro in denaro e ha speso 667.169 euro in acquisto beni e servizi.