Il matrimonio Aeb e A2A trova un semaforo verde

Tutto può procedere in attesa di ridiscuterne in modo più dettagliato . ed esaustivo davanti al Tar: cosi ha deciso il Consiglio di Stato.

Migration

di Gualfrido Galimberti

Il matrimonio tra il gruppo Aeb e A2A s’ha da fare. O, almeno, tutto può procedere in attesa di ridiscuterne in modo più dettagliato ed esaustivo davanti al Tar. Così ha deciso il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso presentato proprio da Aeb contro la sospensiva imposta pochi mesi fa dal Tar Lombardia che, in attesa di trattare la questione nell’udienza del 5 dicembre, aveva deciso di "congelare" gli effetti della delibera del 5 aprile approvata dal Consiglio comunale di Seregno. Quello era il documento principale a cui fare riferimento, sia per il buon fine dell’operazione sia per imporre lo stop.

Lo sapevano bene le due società che avevano deciso di presentare il ricorso, lo sapevano perfettamente anche il consigliere comunale Tiziano Mariani (leader della lista civica "Noi x Seregno") sia il consigliere regionale Marco Fumagalli (Movimento 5 Stelle) che avevano deciso di fare altrettanto. Per motivi diversi, con argomentazioni differenti, ma il succo della sostanza stava lì. Si tratta infatti dell’atto con cui il Consiglio comunale ha autorizzato la municipalità di Seregno a dire sì nell’assemblea dei soci, autorizzando di fatto tutta l’operazione. Un’alzata di mano importantissima: Seregno, possedendo il 54% delle azioni di Aeb, in questo modo decideva le sorti di quella che una volta era la sua municipalizzata. Non solo: il rappresentante del Comune di Seregno, forte di questo mandato, già da solo aveva la maggioranza nell’assemblea, tanto da renderla valida anche in assenza di tutto gli altri soci. Insomma la delibera del Consiglio comunale, di fatto, era il sì definitivo all’operazione di aggregazione studiata da Aeb e A2A per unirsi e dare vita a una nuova realtà industriale: con il 36% nelle mani del Comune di Seregno, il 33% nelle mani di A2A e il resto suddiviso tra i Comuni che, per quanto di competenza, rinunciavano a loro volta a un 33% delle azioni in loro possesso per fare spazio alla nuova realtà. Loredana Bracchitta, presidente del gruppo Aeb, articolando tutte le sue motivazioni, aveva trovato un’espressione per definire tutta l’operazione: "Necessaria, vantaggiosa e lungimirante". Per lei, chiamata direttamente dal sindaco Alberto Rossi a gestire il futuro della maggiore azienda cittadina, di proprietà pubblica, non era possibile rinunciare all’offerta di A2A.

Ne avevano discusso ampiamente le due società prima del Consiglio comunale. Dapprima con una lettera di intenti che dava il via al dialogo nell’autunno 2019. Poi con l’annuncio di una proroga dei tempi stabiliti. Definiti tutti i contorni dell’operazione, nulla ha fermato la volontà di arrivare al matrimonio. Nemmeno l’emergenza Coronavirus, con il periodo di lockdown, durante il quale tutti i Consigli comunali sono stati chiamati a esprimersi. L’80% ha detto sì. Pubblicamente soltanto il Comune di Meda e la cesanese Assp (delusa per un altro accordo saltato con Aeb sul fronte delle farmacie, delle pubbliche affissioni e dell’illuminazione votiva) hanno detto no preannunciando la vendita delle azioni di Aeb in loro possesso. Una volta avuto il via libera erano arrivati poi i ricorsi al Tar. Due società avevano giudicato sbagliata la formula individuata da Aeb, ovvero la mancanza di un bando pubblico per individuare un nuovo partner. Mariani, invece, aveva deciso di andare davanti al Tar rimproverando al sindaco di Seregno di non aver potuto esercitare appieno il suo ruolo di consigliere comunale, in quanto non aveva mai potuto avere accesso alla "due diligence" che svela i termini dell’intera operazione. Per il presidente del Tar Lombardia si tratta in entrambi i casi di argomentazioni fondate che meritano di essere approfondite. Per questo aveva sospeso tutta l’operazione.