
Dopo Roma i sindaci della Brianza Est sbarcano al Pirellone. Per la prima volta i No Pedemontana vengono ascoltati in Regione. "Non vogliamo un’altra tangenziale di Milano", è uno dei timori del territorio che si batte contro le 8 corsie dell’infrastruttura, variante tratta D breve.
Ragioni portate avanti insieme alle "criticità ambientali, paesaggistiche e finanziarie che denunciamo da sempre", dice Francesco Cereda, primo cittadino di Vimercate. Interlocutori, i soli tecnici della società e della concessionaria Cal. "Finalmente dopo due anni di silenzio della Giunta Fontana in Commissione sono approdate le ragioni degli amministratori brianzoli sui problemi del nuovo percorso", dice Michela Palestra, capogruppo regionale del Patto Civico. "Credo che il dialogo andasse avviato a monte della fase progettuale e che i Comuni dovessero essere coinvolti fin dalle prime bozze – aggiunge Gigi Ponti, consigliere a Palazzo Lombardia del Pd –. Spero che si sia aperta una nuova fase. Mi auguro che si costruisca un confronto, che prenda il via proprio dalle proposte presentate dai sindaci. Non possiamo non condividere le loro preoccupazioni. I comuni si ritrovano di fronte un’infrastruttura progettata più di dieci anni fa, che oggi ha un impatto importante dal punto di vista ambientale. A farne le spese sarebbe il Parco Pane, una delle poche aree agricole rimaste in una provincia fra le più urbanizzate d’Italia".
Gli amministratori hanno chiesto alla Regione di essere coinvolti, "perché le difficoltà ci sono tutte. A partire dalla paura che la nuova tratta D crei una frattura tra chi sta da una parte e chi dall’altra, visto che le nuove tangenziali generano periferie ed aree difficili", ricorda Mauro Colombo, primo cittadino di Bellusco. C’è anche la preoccupazione che l’opera non diventi altro che "il secondo anello di tangenziale attorno a Milano, senza aver ragionato sul sistema di trasporto pubblico su ferro, in particolare sul prolungamento della M2 che invece avrebbe un’enorme ripercussione positiva sui territori in termini di sgravio di traffico", sottolinea Cereda. Per chiudere Simone Sironi (Agrate) secondo il quale "questa variante sta in piedi sovrastimando l’utilizzo. Per questo sarebbe opportuno sospendere l’iter e far ripartire il dialogo con i territori per cercare soluzioni migliori e fattibili".