I sindacati, basta croci Cambi la mentalità

Occhiuto: non sono numeri da società civile. Sarti: congiuntura complicata dalla pandemia alla guerra

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di Barbara Calderola

Sangue sul Primo Maggio dei metalmeccanici: "Chiamiamo le cose con il loro nome: strage sul lavoro – dice Vittorio Sarti, segretario della Uil Milano Monza Brianza –. Le parole sono importanti e con la ripresa dopo il Covid per molte imprese la tutela delle persone è tornata a essere un costo. Serve un cambio di mentalità, senza una nuova cultura continueremo a contare menomazione e croci. E’ inaccettabile".

"E’ il problema dei problemi", anche per Pietro Occhiuto, alla testa della Fiom Brianza: "Questi numeri non sono da paese civile – spiega – Servono più controlli". Il fenomeno si aggiunge a una congiuntura complicata: "Fra materie prime alle stelle, caro bollette, e guerra. Ci stavamo riprendendo dalla pandemia e ci ritroviamo proiettati in una situazione che ci impedisce qualsiasi previsione anche a breve termine. Il territorio, cuore manifatturiero del Paese, è in bilico".

Il quadro alla vigilia della ricorrenza non è roseo: "Da mesi i dati sulla produzione erano positivi, ma adesso la battuta d’arresto è evidente. Il conflitto in Ucraina sta creando grossi problemi alle nostre aziende – spiega Sarti – e a pagarne il conto rischiano di essere gli operai". Sempre più sottoposti "a pressioni psicologiche che hanno un impatto negativo sulla quotidianità al di là della fabbrica – sottolineano i segretari –. Viviamo la contraddizione dello ‘stop and go’, cassa integrazione e straordinari per stare al passo quando l’attività ricomincia e alla fine del mese la busta paga è più leggera: una situazione che non può reggere a lungo".

Ai guai contingenti si aggiunge "l’incognita della transizione ecologica e tecnologica, altro elemento che finirà per incidere sulla parte debole della catena senza vere politiche industriali e senza fondi per la riqualificazione del personale. Penso anche ai piccoli artigiani, ai meccanici tagliati fuori dall’elettrico nell’automotive. È questo il settore dal quale partire, la cartina al tornasole del cambiamento, ma il governo non governa. E le ricadute di questa assenza arrivano sullo zerbino di casa".

Sul futuro c’è un enorme punto interrogativo: "Bisogna scegliere la direzione e riorganizzare tutto, altrimenti ci ritroveremo a piedi".