I delusi dal coprifuoco: "Siamo alla fame"

Protestano le 3.494 aziende attive nella filiera della ristorazione, quasi azzerato il fatturato medio: circa 540mila euro l’anno a testa

Migration

di Cristina Bertolini

Coprifuoco alle 22 e l’estate è praticamente finita. Monta l’ira dei ristoratori, secondo i quali, senza supporto scientifico, è folle pensare che dopo le 22 uno debba giustificare di essere per strada.

"Stanno facendo di tutto per metterci sul lastrico - durissime le dichiarazioni di Aldo Rotunno, referente del movimento ristoratori e esercenti de “La Brianza che non molla“ - prendendo decisioni senza motivo. Chi decide non rischia niente e ha lo stipendio garantito. Lo Stato è in guerra contro i suoi cittadini".

Ristoratori brianzoli capofila del movimento di protesta che dalla Pianura Padana corre lungo la penisola; si stanno unendo, per costituire un nuovo sindacato, per fare fronte comune contro le decisioni del Governo. Mercoledì prossimo si incontreranno i rappresentanti de “La Brianza che non molla“ con i colleghi toscani di Tni (Tutela nazionale delle imprese), che fanno riferimento a Pasquale Naccari che quantifica in 1 milione e 70mila euro la perdita in 14 mesi, come ristoro solo 58mila euro, mentre solo l’affitto in 14 mesi costa 127mila euro.

Anche in Brianza si fatica a pagare l’affitto dei locali, che oscilla dai 1500 agli 8mila euro al mese, a Monza, Seregno e Vimercate, a seconda della zona e della superficie, in media 5mila euro al mese. Nei centri più piccoli le cifre vanno dai 1500 ai 4500 al mese. La ristorazione nostrana, prima della pandemia, occupava 11mila e 500 persone, in Lombardia più di 150mila. Il mercato brianzolo conta 3494 aziende attive nella filiera della ristorazione (oltre 50mila in Lombardia), con un fatturato medio fino al 2019 di 540mila euro all’anno, progressivamente ridotto vicino allo zero. Nel mirino dell’associazione, che raggruppa oltre 100 esercizi commerciali tra ristoranti, bar, palestre, aziende che producono eventi, discoteche, paninerie e ambulanti, anche i referenti politici considerati più vicini, leghisti in testa. Rotunno, non più tardi di tre settimane fa, insieme ai colleghi aveva interpellato il senatore Massimiliano Romeo e attraverso di lui il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. "Intesa, accordi di farsi portavoce delle istanze locali, foto di circostanza insieme, poi più nulla". E il coprifuoco fino a luglio all’inizio della serata è una tegola inattesa.

I ristoratori non si fidano neanche dei parlamentari espressi dal territorio: "Sono tutti uguali - dicono - non hanno il problema di pagare le bollette, non passano notti insonni per l’ansia di essere diventati cattivi pagatori...non sanno cosa vuol dire non avere cosa mettere nel piatto per i propri figli".

Oltre all’orario ristretto, l’altra misura strenuamente contestata riguarda gli spazi, cioè l’impossibilità di accogliere i clienti dentro i locali. "Avevamo convenuto con il comitato tecnico scientifico di tenere non un metro, ma due di distanza al chiuso - ricorda Vincenzo Butticé, rappresentante di Ri.Uni e Fiepet - invece hanno mantenuto il divieto di ricevere i clienti al chiuso. I dehor non sono per tutti".

In Brianza su 3394 aziende di ristorazione solo il 30% ha la possibilità di estendersi all’aperto, come per esempio in centro a Monza. Ma in molte vie non è possibile. "Io “Il Moro“ non lo posso aprire - dice Butticé - perché si affaccia immediatamente sulla strada. E anche se per ipotesi potessi, non è pensabile che i clienti mangino con le macchine che sfrecciano lì a fianco e i relativi gas di scarico. In sicurezza, con prova della temperatura e distanziamenti ci devono permettere di aprire all’interno".

Lo spostamento del coprifuoco dalle 22 alle 23 è considerato un semplice allentamento della tensione psicologica. Per combattere la movida e chi si affolla per le vie del centro con il bicchiere in mano, non resta che il servizio ai tavoli. Per i piccoli dettaglianti si possono posizionare panche o piccoli tavoli. Anche l’apertura di bar e ristoranti di autogrill e aeroporti che possono accogliere i clienti penalizza gli operatori delle città.