Hitchcock all’Arengario con 70 scatti da brivido

Visitabile da oggi e fino al 10 gennaio 2021 la mostra curata da Gianni Canova dedicata al grande regista e ai suoi capolavori prodotti dalla Universal Pictures

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di Cristina Bertolini

I set e i backstage dei film di Hitchcock, raccontati ai monzesi in 70 scatti. Apre oggi, fino al 10 gennaio 2021, all’Arengario la mostra "Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures" per ricordare il maestro del brivido a 40 anni dalla scomparsa e a 60 dall’uscita nelle sale del suo capolavoro "Psyco". Curata da Gianni Canova e prodotta e organizzata dal Comune di Monza in collaborazione con ViDi – Visit Different, l’esposizione presenta 70 fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Major americana che conducono il pubblico nel backstage dei principali film di Hitchcock, facendo scoprire particolari curiosi effetti speciali, e gossip sugli attori e sulla vita privata del regista inglese.

"Oggi Psycho compie sessant’anni e non li dimostra affatto - dicono il Sindaco di Monza, Dario Allevi, e l’Assessore alla Cultura, Massimiliano Longo. A quanti di noi è capitato di provare, dopo aver visto il film icona di Alfred Hitchcock, una inspiegabile inquietudine nel fare la doccia. Nonostante il bianco e nero e nonostante sia passato oltre mezzo secolo, questo capolavoro cinematografico resta un cult".

"Hitchcock, come hanno detto i critici della nouvelle vague – afferma Gianni Canova - è stato uno dei più grandi creatori di forme di tutto il Novecento. I suoi film, per quante volte li si riveda, aprono ogni volta nuove prospettive attraverso cui osservare il mondo e guardare la vita".

Il percorso espositivo analizza i principali capolavori di Hitchcock, prodotti dalla Universal Pictures. Primo fra tutti Psyco (1960), campione di incassi che fece fuggire il pubblico dalle sale in preda al panico.

Una sezione dedicata a Gli Uccelli (1963), pellicola in cui introdusse numerose novità nel campo del suono e degli effetti speciali; con ben 370 trucchi di ripresa, il film richiese quasi tre anni di preparativi a causa della sua complessità tecnica.

La carrellata continua con "La Finestra sul cortile" (1954), con James Stewart "La donna che visse due volte" (1958).