Gran Premio, Imola ha ripreso (alta) quota: Monza deve correre ai ripari

Il soprallugo della delegazione della F1 sul circuito della pista romagnola fa scattare l'allarme

Le Formula 1 sulla pista di Monza

Le Formula 1 sulla pista di Monza

Monza, 27 maggio 2019 - Nel paddock dorato di Montecarlo le voci sul futuro del Gp d’Italia si rincorrono. Le ultime parole del presidente Aci, Angelo Sticchi Damiani - «il Gran premio ci sarà nei prossimi 5 anni oltre il 2019, spero a Monza che resta al primo posto ma si devono verificare alcune condizioni» - hanno mandato tutti in fibrillazione. Reazione giustificata. Anche perché nella domenica monegasca avrebbe ripreso (alta) quota Imola.

E non è soltanto una logica deduzione visto che in Italia due sono i circuiti in grado di ospitare la Formula Uno. Non è nemmeno la ricorrente ambizione dell’autodromo «Enzo e Dino Ferrari» e della politica locale e regionale, a tornare nel calendario del Mondiale.

Più che altro è il sopralluogo effettuato una decina di giorni fa da una delegazione della F1 sul nastro d’asfalto lungo le rive del Santerno. Uberto Selvatico Estense, numero uno di Formula Imola (la spa che gestisce la pista romagnola), e il direttore Roberto Marazzi, uomo Aci, avrebbero mostrato tutti i lavori fatti ma soprattutto quelli che potrebbero essere eseguiti (ampliamenti compresi) per poter accogliere comodamente la carovana del Gp. Per un anno, almeno. A meno che Monza non prenda seriamente l’allarme di Sticchi Damiani e corra ai ripari. Solo gossip da paddock? Solo una strategia politica per alzare la posta in gioco, far credere in una minaccia seria di alternativa che però, in realtà, non c’è? Con le bocche cucite ad ogni latitudine, tutto è possibile. Certo è che nell’arco di poche settimane, dai trionfalismi e scambi di complimenti dopo l’annuncio del presidente Aci dell’accordo economico raggiunto con Liberty Media per un rinnovo di 5 anni del Gp d’Italia, si è passati alle accuse di «ricatti inaccettabili». Angelo Sticchi Damiani è riuscito a portare la trattativa con i proprietari americani della Formula Uno su cifre in linea con le proprie previsioni. Si parla di una ventina di milioni di dollari all’anno. Ma, ha puntualizzato sabato da Monaco, se «siamo ai dettagli e siamo d’accordo» sul rinnovo del contratto in scadenza quest’anno, è altrettanto palese che «ci sono altri aspetti legati al territorio e alle infrastrutture che debbono esser rivisti». Riferendosi ai lavori per 100 milioni di euro di cui l’autodromo di Monza ha bisogno per adeguarsi agli standard della concorrenza in giro per il mondo.

Tanti, vero. Per i più urgenti, di milioni ne basterebbero solo – si fa per dire – una sessantina. Tribune, viabilità, servizi. Aci sarebbe anche disposta ad accendere mutui, ma in cambio si aspetterebbe un gesto tutt’altro che simbolico da parte di Monza. Azzerando il canone di concessione del circuito: ogni anno Sias (la società di Aci che gestisce l’impianto) versa nelle casse del Consorzio Parco e Villa Reale circa 2 milioni di euro. Del resto, ha sempre rimarcato Sticchi Damiani, «gli investimenti sarebbero fatti per rilanciare un bene di proprietà pubblica, non nostro».