Giussano, strage del silenzio: i parenti erano preoccupati per le sue condizioni mentali

Alessandro, 28 anni, ha accoltellato madre e nonna e poi si è ucciso

Maria Cesana, la madre di Alessandro

Maria Cesana, la madre di Alessandro

Giussano (Monza), 16 marzo 2018 - Ha parlato di problemi di denaro, ma dietro il suo gesto potrebbe esserci solo un grave disagio psicologico. Alessandro Turati, 28 anni, ha massacrato madre e nonna a coltellate. Poi ha preso il telefono, ha guardato il cellulare per l’ultima volta. Infine si è messo a scrivere un biglietto d’addio, prima di uccidersi con una delle due lame usate per togliere la vita a mamma Marina Cesana, 58 anni, e all’anziana Paola Parravicini, di 88. Nella sua lettera ha ammesso la responsabilità del gesto, ma non ha dato spiegazioni. Solo una frase: «I soldi sono finiti». Turati, per tutti “il Baffo”, era studente fuori corso in Giurisprudenza. Da otto anni, dopo la scomparsa del padre, la sua vita era bloccata, ferma in un limbo.

Un trauma mai superato, un’esistenza sospesa fra gli studi non finiti e un lavoro mai trovato. In casa tutti erano preoccupati per le sue condizioni mentali. La mamma si era confidata con i parenti: «Sentiva le voci». I tre cadaveri coperti di sangue sono stati trovati mercoledì sera verso le 23.30 dai carabinieri e dai vigili del fuoco nell’abitazione di via Ada Negri a Giussano, in Brianza. Tutto è partito da una telefonata della sorella minore di Alessandro, tornata dall’estero. La giovane ha chiamato dall’aeroporto, dove aspettava Alessandro, ma non ha ottenuto risposta. Suonava a vuoto anche il telefono di casa.

A quel punto, preoccupata, la ragazza ha avvertito uno zio che ha allertato il 112. Alle 23.30, nella frazione Paina sono arrivati i carabinieri di Giussano e Seregno. Dietro la porta, un orrendo silenzio. I vigili del fuoco hanno rotto una finestra del secondo piano. I corpi erano sul pavimento, in luoghi diversi. Nessun segno di effrazione sulla porta, né sulle finestre. Nessuna traccia di lotta. Il giovane sarebbe entrato in azione nella notte tra martedì. Impugnando due coltelli diversi, avrebbe compiuto i due omicidi mentre le vittime dormivano. La nonna era al secondo piano, nel suo letto. I segni di una affilata lama da cucina sul petto, sulla guancia, e uno più profondo sul collo. Anche la mamma era al secondo piano, nella sua stanza: per lei un solo taglio profondo. La gola tagliata di netto. Conclusa la sequenza di morte, il 28enne si sarebbe ripulito, poi nel pomeriggio di mercoledì, dopo avere scritto il suo biglietto di addio, avrebbe impugnato uno dei due coltelli insanguinati e si sarebbe trafitto al cuore.

Per gli inquirenti il caso è chiuso. Il pm della procura di Monza Michela Versini ha però disposto le autopsie sui tre corpi. Serviranno a stabilire con certezza la dinamica di una tragedia che ha lasciato sola e sotto choc l’unica superstite, la sorella dell’omicida, affranta dal dolore.