di Dario Crippa Dieci dicembre 2018. Quando la bara esce dalla cappella della Rsa San Pietro, mentre gli applausi e la tromba della curva Maratona rendono omaggio al feretro bardato con maglia e sciarpa granata, dalla folla sbuca un tifoso del Monza: ci pensa lui ad attaccare anche una sciarpa biancorossa al feretro. Sono i funerali di uno degli allenatori più amati nella storia di Monza e Torino. Due promozioni in B con i biancorossi, uno storico scudetto, il primo e unico dopo Superga, con i granata. Nel cortiletto della cappella, c’è una sfilza di calciatori del passato, fra loro spiccano alcuni dei ragazzi del Toro di Radice: Claudio Sala, Patrizio Sala, il “Giaguaro“ Luciano Castellini. Tutti accomunati da una cosa: prima di vincere con il Toro, erano cresciuti ed erano stati lanciati dal Monza. Alcuni, era stato proprio Radice a portarseli in granata. Ecco, forse non c’è immagine più struggente di questa per provare a raccontare cosa significhi quanto uscito ieri mattina dal bussolotto che ha disegnato il prossimo calendario della serie A: il debutto in A del Monza sarà il 14 agosto all’U-Power Stadium proprio contro il Torino. Un’emozione nella storia del Monza, che quest’anno con Silvio Berlusconi a metterci i capitali, l’amministratore delegato Adriano Galliani far funzionare tutto come un meccanismo a orologeria e Giovanni “Giuanin“ Stroppa in panchina, ha raggiunto un traguardo mai toccato prima. Perché il calcio non sono solo gol e quattrini. Il calcio è anche un grande romanzo popolare, e non poteva forse esserci un esempio di “giustizia poetica“ più appropriato che mettere immediatamente di fronte il Monza e i granata. Torniamo a Radice, ultimo eroe romantico. Cresciuto al Villaggio Snia di Cesano Maderno, nel 1966 viene chiamato ad allenare un Monza sprofondato in serie C. Una scommessa, Radice come allenatore è alle prime ...
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