Ceriano Laghetto, la voce dei lavoratori Gianetti in Prefettura

Trasferta a Monza per farsi sentire con l’aiuto di alcuni altoparlanti dalle istituzioni che ormai dallo scorso 4 agosto non danno segnali

I lavoratori della Gianetti ruote: il prefetto ha garantito il proprio intervento

I lavoratori della Gianetti ruote: il prefetto ha garantito il proprio intervento

Ceriano Laghetto (Monza) - Una maglietta bianca stampata per l’occasione: "Il nostro futuro non vale Quantum il loro profitto" (giocando sul nome del fondo d’investimento proprietario dell’azienda). Così ieri mattina i lavoratori della Gianetti ruote di Ceriano Laghetto si sono presentati davanti alla sede della prefettura di Monza per "alzare la voce", con l’aiuto di alcuni altoparlanti e provare a farsi sentire dalle istituzioni che ormai dallo scorso 4 agosto, giorno dell’ultimo incontro al Ministero per lo sviluppo economico, aggiornato "ad horas", non hanno dato più segnali. Una delegazione di lavoratori e sindacalisti è stata ricevuta dal prefetto Patrizia Palmisani.

Con loro c’era anche il sindaco di Ceriano Laghetto, Roberto Crippa, che ha voluto affiancare i lavoratori fin dal primo momento e che manifesta tutta la sua preoccupazione non solo per il futuro delle 152 famiglie coinvolte in questa chiusura improvvisa, ma anche per quello dell’enorme complesso industriale della storica fabbrica di ruote che rischia di rimanere vuoto e abbandonato. "Oggi siamo qui per chiedere attenzione su un problema sociale serio per le famiglie di questi lavoratori ma dobbiamo anche pensare al grosso rischio che si corre nell’abbandonare un’area industriale di questo tipo, in zona isolata a ridosso del Parco delle Groane e vicino a una stazione ferroviaria" spiega il sindaco di Ceriano Laghetto.

Il prefetto ha garantito il proprio intervento per accelerare verso la soluzione della crisi. La protesta dei lavoratori Gianetti verrà ripetuta questa mattina sotto gli uffici delle presidenza di Regione Lombardia, con l’obiettivo di incontrare il presidente Fontana o qualche assessore o dirigente. "Stiamo ancora aspettando una nuova chiamata dal Ministero, che sembrava dovesse essere imminente dopo l’incontro del 4 agosto scorso" ricorda Vittorio Sarti della Uilm. I lavoratori sono esasperati, ormai oltre il sessantesimo giorno di presidio davanti alla fabbrica chiusa. Anche ieri, di rientro da Monza, hanno apparecchiato per l’ennesima tavolata davanti ai cancelli, da cui non si allontanano nemmeno di notte. L’impressione è che si voglia attendere il pronunciamento del giudice, in programma giovedì 9, dopo il rinvio dello scorso 17 agosto. Anche perché la successiva scadenza è quella del 17 settembre, quando scadranno i 75 giorni concessi dalla legge per trovare un accordo tra azienda e lavoratori, ipotesi al momento poco percorribile visto quanto è successo in queste settimane di sostanziale "muro contro muro".