Giussano in azione: "Noi, con i cani nell'inferno di Genova: poche speranze..."

Marco Valsecchi ha coordinato le operazioni delle Unità cinofile

I volontari delle unità cinofile

I volontari delle unità cinofile

Giussano (Monza), 17 agosto 2018 - «Ne ho viste tante, ma come questa no. Perchè è una cosa che non ti aspetti, non puoi immaginare, non puoi concepire». Marco Valsecchi, responsabile delle Unità di Giussano del Servizio Nazionale Cinofili, è rientrato a casa, dopo essere stato nell’inferno di Genova dopo il clamoroso e fragoroso crollo del ponte Morandi. Lui, come gli altri del gruppo: Stefano Ratti, Fabrizio Malcovati e Gianmaria Boscaglia. Insieme ai fidati amici a quattro zampe Mark, 3 anni e mezzo, e Boss, quattro anni, a rappresentare la Brianza nella maxi macchina operativa dei soccorsi. Poi, anche Gianfranco Cosmo e Elisa Casotto, che si sono aggregati poco dopo per dare il proprio sostegno. «Appena ricevuta la chiamata ci siamo attrezzati e siamo partiti - ripercorre quelle ore drammatiche Valsecchi -. Lì abbiamo trovato una situazione inconcepibile: ormai in Italia siamo abituati a qualsiasi tipo di tragedia, ma come è possibile che crolli un ponte così importante?».

Le operazioni di soccorso sono quanto mai complesse. Nella zona si sono mobilitati centinaia di uomini. «Le competenze sono dei vigili del fuoco - spiega il volontario - noi abbiamo supportato loro e la guardia di finanza, lavorando tutta la prima notte. Poi siamo rientrati, perchè ci sono tutte le risorse per poter agire al meglio. Anche perchè ci sono seri pericoli di altri crolli di quel che resta del ponte, bisogna quindi agire con la massima cautela e attenzione». E in quelle ore, i soccorritori brianzoli hanno visto immagini quanto mai strazianti, «come quella dei corpi di una intera famiglia estratti sotto i nostri occhi: e poi macchine rimaste schiacciate, diventate alte appena 40 centimetri».  Immagini difficili da metabolizzare, sicuramente quasi impossibili da dimenticare, anche se si è abituati a scenari catastrofici, a drammi collettivi.  «Sicuramente c’è ancora tanto lavoro da fare. Ed è molto difficile, perchè sono venute giù intere travi. Servono mezzi pesanti specializzati per creare dei varchi dove poter cercare le persone: alcuni sono stati creati e ci siamo infilati con i cani, ma non è facile. Adesso devono demolire tutto, per poter creare altri varchi».

L’obiettivo è trovare i corpi delle persone disperse, che si aggirerebbero tra dieci e venti, secondo quanto riportano le fonti ufficiali da Genova.  Possibilmente vivi, anche se le speranze sono davvero ridotte al lumicino e, con il passare delle ore, vanno sempre più riducendosi. «In questi casi non ci si dà mai per vinti - dice Marco Valsecchi, sospirando - ce la si mette tutta, fino alla fine, sperando di poter trovare un appiglio, un segnale, di poter salvare qualcuno. Ma bisogna anche essere chiari: visto lo scenario e quanto è crollato, ci sono davvero pochissime possibilità di riuscita».

Eppure, questo è certo, nessuno degli uomini che da martedì è sul posto della tragedia arretrerà di un solo passo, di un solo minuto, per fare il possibile. Una grande dimostrazione di forza collettiva, di fronte alle tragedie, che ha caratterizzato e caratterizza il nostro Paese. Una dimostrazione alla quale, anche in questo caso, la Brianza, con i suoi valorosi volontari, e con i cani addestrati, ha dato il suo contributo. Con la speranza non solo di poter rintracciare tutti i corpi, di chi ancora non si conosce il destino, ma anche e soprattutto che tragedie di queste dimensioni, e di questo genere, non si ripetano più, come merita un Paese civile come il nostro.