Genitori e studenti: torniamo a scuola

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Sono iniziati ieri i quattro giorni di presidio davanti alla Prefettura dei genitori dell’associazione “La scuola è solo in presenza“ per chiedere a gran voce il rientro a scuola di tutti gli studenti, non solo quelli di scuola primaria e prima media, ma anche i più grandi delle superiori e fino all’università. Mentre il Governo decide il nuovo Dpcm sui rientri a scuola anche in zona rossa, i genitori dei ragazzi più grandi protestano perché si stanno dimenticando gli adolescenti, essendo dimostrato che i contagi non avvengono a scuola.

"Ancora una volta si decide del futuro dei nostri figli – dicono i genitori – Ancora una volta ci sentiamo in dovere di difendere i diritti e la salute psicofisica dei nostri figli di qualsiasi età. Il Tar del Lazio ha affermato che il Governo deve cambiare rotta, che la Dad non può essere un sostituto della scuola in presenza, se non per brevi periodi".

Il gruppo monzese ha promosso la formazione della Rete nazionale scuole in presenza (20 associazioni in tutta Italia) che promuoverà presìdi davanti alle Prefetture per ribadire che solo una scuola in presenza può garantire lo sviluppo sano e armonico dei ragazzi. "Ho quattro figli, ma scendo in piazza come cittadina, prima che come genitore, per il futuro del nostro Paese – dice Carla Trivellini – Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che i contagi si sviluppano a scuola. In più i giovani sono il futuro della nostra comunità e si stanno spegnendo".

Negli altri Paesi europei le chiusure delle scuole sono state molto limitate: "Si sono resi conto che i giovani stavano perdendo in socialità ma anche in qualità della didattica – dice Katrin Weinstock – In Dad non si può svolgere lo stesso programma che a scuola. Se continuiamo così, i nostri figli non saranno competitivi in ambito internazionale". Ancora più critici i ragazzi di Unione degli studenti Monza, secondo i quali si potrà rientrare a scuola solo con maggiori spazi e tensostrutture per assicurare i distanziamenti. Chiedono inoltre la modifica dei programmi con più attenzione all’attualità e all’educazione civica. Sono contrari al provvedimento del ministro Patrizio Bianchi che ha confermato la possibilità di rimandare e bocciare quest’anno. "Dopo un anno in cui gli studenti sono andati a scuola appena qualche settimana – dicono gli studenti – è scandaloso che il ministro pensi di risolvere i problemi con le bocciature". Cristina Bertolini