Fusione fra Confindustria Brianza e Assolombarda: le cose da sapere

I motivi, l'iter, la situazione, i favorevoli, i contrari e lo scontro interno

Il presidente di Confindustria Brianza, Andrea dell'Orto

Il presidente di Confindustria Brianza, Andrea dell'Orto

Monza, 5 maggio 2015 - Confindustria Brianza e Assolombarda vanno verso l'aggregazione.

1- Perchè?

Confindustria nazionale ha avviato un percorso di razionalizzazione, la Riforma Pesenti, che, fra le altre cose, prevede la riduzione del numero delle territoriali. Al termine dei processi di aggregazione le attuali cento associazioni territoriali si ridurranno a 50 e le 120 tra associazioni di categoria e di settore, a una trentina. I risparmi stimati vanno dal 20 al 30%

2 - Monza si deve aggregare?

Confindustria Monza e Brianza è “sopra soglia” cioè supera i parametri minimi previsti dalla Riforma Pesenti per le territoriali e dunque potrebbe restare da sola.

3 - Allora perché non restare da soli?

Gli attuali vertici di Confindustria Brianza, il presidente Andrea Dell'Orto in primis con la regia del direttore Massimo Manelli, ritengono che rimanere da soli farebbe diventare Confindustria Brianza una delle territoriali più piccole con un peso specifico ridottissimo.

4 - Per forza con Assolombarda?

No. Confindustria Brianza si potrebbe aggregare con altre associazioni (si era anche valutata l'unione con Como e Lecco, quest'ultima, si è appena aggregata a Sondrio).

5 - Allora perché con Milano?

La scelta dell'attuale presidenza di Confindustria Brianza, non senza ragioni, guarda all'area metropolitana (con la marginalizzazione delle Province “svuotate” che ormai contano sempre meno) come riferimento per i futuri sviluppi politici, sociali e amministrativi anche del territorio brianteo. Quindi da un anno si pianifica il “matrimonio con Milano”.

6 - A che punto è l'iter in Brianza?

Il protocollo esecutivo ha ottenuto l'ok di Giunta (28 a favore, 13 contrari e 2 astenuti) e Assemblea straordinaria (circa l'80% favorevoli). Ora bisogna votare la bozza.

7 - Tutto deciso?

No. La decisione definitiva spetterà all'Assemblea generale (prima ci sarà la Giunta) con tutti gli associati che si dovrebbe svolgere a inizio giugno.

8 - Perchè “sì”?

Il fronte favorevole alla fusione con Assolombarda, oltre alla questione già illustrata al punto 3 mira a far nascere la più grande associazione industriali d'Italia. Il nome sarebbe “Assolombarda Confindustria Monza e Brianza”: quasi seimila imprese (960 brianzole - 45mila addetti - sommate alle 4.780 di Assolombarda con 280mila addetti) con una rappresentanza pesante nel consiglio nazionale di Confindustria (attualmente Confindustria Brianza ne ha zero mentre Assolombarda ne ha 7, insieme, col nuovo statuto, andrebbero almeno a una decina). Un nuovo soggetto “in grado di fornire una quantità e qualità di servizi alle imprese di grandissima qualità”, secondo i sostenitori e perché no sostenere più efficacemente sui tavoli nazionali le sfide (Confindustria Brianza è entrata nel Consorzio della Villa Reale e il suo presidente Andrea Dell'Orto è impegnato come presidente della Sias - società emanazione dell'aci Milano per la gestione del circuito - nel piano per rilanciare l'Autodromo di Monza che dopo gli scandali, la perdita della Superbike rischia di vedersi togliere per il Gp di Formula 1.I favorevoli sostengono poi l'importanza di una serie di paletti inseriti nella trattativa: il mantenimento delle sedi in Brianza e la realizzazione di una consulta territoriale con suoi rapresentanti e un suo budget.

9 - Perché “no”?

C'è un fronte (minoritario) in Confindustria Brianza che non vorrebbe andare tout court con Assolombarda (le due associazioni si sono da sempre viste in cagnesco). La principale leva emotiva su cui si basa questa frangia è la storicità di Confindustria Brianza: la più antica associazione di industriali d'Italia con i suoi 113 anni. C'è invece chi non è pregiudizialmente avverso all'aggregazione con Milano, ma contesta la formula della “fusione per incorporazione” prevista dalla bozza che equivarrebbe a una sorta di “matrimonio senza possibilità di divorzio” rispetto ad altre forme aggregative (la Riforma Pesenti lascia libertà su questo aspetto). Una posizione che ha portato alcuni industriali ad uscire allo scoperto e a scrivere una lettera aperta (una trentina i firmatari fra cui: 4 vicepresidenti, tutto il comparto legno-arredo e imprenditori di aziende come Sapio, Colmar e Parà). Una lettera nella quale si arriva addirittura ad accusare la “scarsa trasparenza” di alcuni passaggi di questa operazionePer il “no” si è espresso nettamente (22 contrari e 3 favorevoli) anche il Consiglio del comitato della piccola industria (imprese sotto i 100 dipendenti) che rappresenta 881 delle 965 (90%) delle imprese associate.

10 - E Assolombarda?

Qui il processo è sostanzialmente concluso e la bozza di statuto è stata già approvata. Assolombarda è favorevolissima, ma sarebbe difficile essere contro visto che, essendo il "pesce più grande", con la fusione per incorporazione allargherebbe la sua base inglobando molte imprese manifatturiere che caratterizzano il tessuto produttivo della Brianza mentre quello milanese è sempre più composto da aziende di servizi. Assolombarda sarebbe probabilmente favorevole anche con un'altra formula di aggregazione ma lo è a maggior ragione con una di Fusione per incorporazione, giustificata dai vertici di Confindustria Brianza perché “meno costosa” preferendo “riservare le risorse da investire per servizi alle imprese”.

11 - Ma se molte imprese (la maggioranza numerica)  sono contrarie come mai in Giunta e Assemblea ha prevalso il "sì" (in assemblea all''80%)?

Dipende dal meccanismo di voto che non è “un'azienda un voto” bensì il parere di ogni singola impresa pesa di più quanto più alto è il fatturato e il numero di dipendenti. È evidente che bastano “pochi” voti di grandi aziende (spesso multinazionali alle quali poco importa di essere rappresentate da un'associazione di categoria in Brianza piuttosto che a Milano, anzi vedono meglio la secondo ipotesi) per avere ragione. In più le piccole imprese partecipano, per ovvi motivi, con meno facilità all'attività associativa e quindi alle assemblee e al voto. Favorevoli sono ad esempio colossi come Sol, Cisco Ferrovie dello Stato e Star (associate sia a Confindustria Brianza che Assolombarda)

12 - Gli interessi?

Non ci sono in gioco solo questioni di principio. È evidente che chi difende “l'autonomia di Confindustria Brianza” lo fa anche perché il suo attuale ruolo di potere potrebbe scomparire (o comunque essere ridotto) in caso di aggregazione (la classica difesa del proprio orticello). Dall'altra parte c'è l'aspirazione di che sostiene questa operazione di poter avere ruoli di rilievo all'interno di Assolombarda. Interessi per i quali, secondo chi è sfavorevole alla fusione, si punterebbe a mettere Confindustria Brianza in mano ad Assolombarda.

13 Come finirà?

Difficile dirlo. Molto dipende da quante piccole e medie imprese sfavorevoli all'aggregazione il “fronte del no” riuscirà a portare all'Assemblea Generale. Ma non è detto che, proprio il meccanismo di voto, anche se intervenissero tutti si riuscirebbe a ribaltare la situazione. In ogni caso la tensione in Confindustria Brianza è molto alta (probabilmente come mai nei sui 113 anni di storia) al limite dei ricorsi e controricorsi fra frazioni avverse con richieste di interventi dei probiviri sulla regolarità delle procedure. Non resta che attendere. Per metà maggio è attesa la Giunta che si dovrà esprimere sul testo finale e poi toccherà all'Assemblea generale, in programma nella prima metà di giugno, mettere la parola fine a questa vicenda, anche se in caso di voto contrario alla fusione non è detto che Confindustria Brianza possa restare autonoma. Si potrebbe andare verso un'aggregazione con altre territoriali oppure con la stessa Assolombarda ma con tempi e modalità differenti.