Monza, via libera dall'assemblea Confindustria alla fusione con Assolombarda

Il voto favorevole accompagnato dalle polemiche. Rischio esodo

Andrea Dell'Orto, presidente di Confindustria Monza e Brianza

Andrea Dell'Orto, presidente di Confindustria Monza e Brianza

Monza, 8 giugno 2015 - Confindustria Brianza ha detto sì alla fusione con Assolombarda. Il matrimonio fra la più antica associazione industriali d'Italia (113 anni) e i cugini milanesi è stato sancito dall'Assemblea generale. Una scelta che farà nascere la più grande territoriale d'Italia ma che avviene tra le polemiche e non è escluso possa dar luogo a un "esodo" di diverse aziende brianzole e avere strascichi anche nelle aule di tribunale. In ogni caso il voto dell'Assemblea Generale di Confindustria Brianza (lunedì prossimo si svolgerà quella "gemella" di Assolombarda che dovrà approvare la stessa soluzione, ma qui l'esito favorevole è ampiamente scontato) ha decretato la nascita della più grande territoriale d’Italia (il nome sarà Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza) dove le 960 aziende brianzole con 45mila addetti e una forte presenza nel manifatturiero si andrebbero a sommare alle 4.780 di Assolombarda (280mila addetti) con preponderanza nel terziario. Il sì ieri ha ottenuto 2243 voti favorevoli (pari all'89,58%) mentre il no 234 (9,35%) e 3 astensioni (0,12%). Va ricordato che nelle votazioni delle Assemblee Generali ogni impresa non ha diritto a un solo voto ma che ciascuna esprime un numero di consensi in relazione al fatturato e al numero dei dipendenti (bastano dunque poche grandi imprese favorevoli per far pendere l'ago della bilancia), mentre i contrari hanno sostanzialmente disertato l'assemblea inviando una microdelegazione (non casualmente) che ha insistito sulla necessità di avere un quorum (75% delle imprese a loro avviso) per una deliberazione così importante. Una svolta epocale presa nell'ambito della Riforma Pesenti (le cose da sapere) che prevede aggregazioni fra le territoriali che porteranno il sistema Confindustriale a risparmi fra il 20 e il 30%. Confindustria Brianza aveva i numeri per restare da sola, ma i vertici dell’associazione e in particolare il presidente Andrea Dell'Orto, da oltre un anno avevano avviato la procedura di fusione secondo la tesi che "ciò porterà  più servizi alle imprese, maggiore rappresentanza a Roma, più voce sui tavoli istituzionali, vantaggi per il territorio, il mantenimento delle sedi in Brianza dove resterà una Consulta territoriale". Me si è dovuto scontrare con una forte opposizione al progetto di "fusione per incorporazione". Il fronte del "no" (leggi i nomi) come detto ha scelto di presentarsi ieri all'Assemblea generale con una microdelegazione (il sistema dell'Assemblea generale ha un meccanismo di voto che non è "un'azienda una preferenza" ma il peso di ciascuna azienda è proporzionale al fatturato e al numero di dipendenti) che ha esposto le ragioni dell'opposizione alla fusione. Alla questione di principio (la fusione per incorporazione è ritenuta un "regalo" ad Assolombarda) se ne sono aggiunte altre procedurali (le modalità di voto in Giunta dove la bozza di fusione era stata approvata con 24 voti a favore 21 contrari e 2 astenuti, durata della carica elettiva del presidente...) che dopo aver richiesto l'intervento dei probiviri potrebbero addirittura portare a clamorosi ricorsi alla giustizia ordinaria come paventato da qualcuno anche nel corso dell'Assemblea Generale. Un'operazione che sembrava filare liscia almeno fino a qualche mese fa. Dopo l’ok della Giunta al protocollo esecutivo in marzo (28 sì, 13 no, 2 astenuti) e quello successivo dell’Assemblea (80% favorevoli con lo stesso meccanismo di voto proporzionale ai fatturati e al numero di dipendenti) il fronte dei contrari si è compattato. L’azione più clamorosa quando 30 soci (fra cui 4 vicepresidenti e responsabili di aziende come Colmar, Parà, e tutto il settore legno-arredo) avevano scritto una lettera (leggi) aperta per chiedere "una diversa modalità di aggregativa" differente dalla fusione che "cancellerebbe 113 anni di storia". Ma l'Assemblea Generale ha posto, forse, la parola fine a questa vicenda. Fabio Lombardi