Si fingono ricchi ebrei e rubano due quadri di Renoir e Rembrandt

Monza, raggiro da 27 milioni a mercante d’arte

I carabinieri del nucleo tutela del patrimonio

I carabinieri del nucleo tutela del patrimonio

Monza, 26 aprile 2017 - Come in un film. I primi contatti in maniera discreta, gli incontri per dimostrare il reale interessamento, il travestimento e l’allestimento della “scenografia” per rendere tutto credibile, e il più banale dei diversivi – il classico caffè al bar  a fine trattativa per mettere a segno la truffa. E svanire nel nulla con due quadri da 27 milioni di euro, un Rembrandt e un Renoir. Ora è caccia ai due truffatori che hanno messo a segno il loro colpo a Monza. Sulle loro tracce vi sono i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale guidati dal capitano Francesco Provenza.

Gli 007 dell'arte hanno a che fare con professionisti. Capaci di colpire con un piano studiato alla perfezione, tanto da non destare alcun sospetto nel mercante d’arte a cui le due preziose opere erano state affidate per la vendita. Un’operazione non facile, considerato il valore non soltanto economico dei quadri. Uno è attribuito a Renoir, fra gli interpreti più prolifici e convinti dell’Impressionismo fra tele, disegni e acquerelli. L’altro è firmato da Rembrandt, uno dei più grandi pittori della storia dell’arte europea e del secolo d’oro olandese, esponente dell’arte barocca famoso per i suoi ritratti, autoritratti e illustrazioni di scene tratte dalla Bibbia, figlie della sua conoscenza dei testi e anche dell’osservazione della popolazione ebrea ad Amsterdam. E probabilmente non a caso i due truffatori si sono presentati al mercante proprio come due facoltosi ebrei ortodossi. 

Inizialmente hanno preso contatti per manifestare il loro particolare interesse a visionare le opere. Dopo alcuni incontri, prima per conoscersi e poi per controllare i quadri, la coppia ha deciso di far scattare la trappola che avrebbe permesso loro di mettere le mani sul bottino milionario. Hanno contattato il mercante per fissare l’appuntamento finale per l’acquisto, indicando come luogo dell’incontro decisivo la sede del Consolato onorario dell’Albania a Monza. Consolato che, nella truffa, non c’entra nulla. I truffatori hanno speso quel “biglietto da visita” approfittando del fatto che il Consolato è al primo piano di una villetta del centro città con (al piano terra) alcuni uffici affittabili. Si tratta di una villa con un unico ingresso. La location ideale per ingenerare la convinzione che davvero i due acquirenti avessero un prestigioso appoggio istituzionale. E così, in effetti, è stato.

Nel giorno fissato, il mercante si è presentato all’appuntamento con le opere; insieme con i due clienti ha esaminato il contratto di acquisto e i documenti dei quadri e, una volta conclusa la trattativa, i tre si sono concessi un caffè prima dei saluti. I due acquirenti si sono assentati per andare a prendere il vassoio per servire il caffè, ma dopo pochi minuti, non vedendoli rientrare, il mercante si è insospettito. Troppo tardi: i clienti erano scomparsi senza lasciare traccia. E con loro si erano volatilizzati anche i due quadri. Che, adesso, sono stati caricati sulla banca dati online dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, il database che tutto il mondo ci invidia, dove sono raccolte le descrizioni di quasi 6 milioni di oggetti e le immagini di oltre 570mila opere rubate.