Fra i telai c’era un rifugio antiaereo Sarà riaperto per non dimenticare

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A volte lo spirito di una città si coglie anche da quello che sta sotto i piedi dei suoi abitanti.

In piccolo, come a Napoli, Concorezzo restituisce l’idea di una solidarietà capace, nella tragedia, di annullare tutte le differenze.

Il tesoro sotterraneo del centro brianzolo tornato di recente alla luce diventerà una macchina del tempo per studenti e curiosi che sotto le sue volte a botte potranno comprendere le sensazioni di chi cercava riparo dalle bombe nella Seconda guerra mondiale.

La storia straordinaria è che il rifugio antiaereo della Frette fu aperto a tutti e non solo agli operai della filanda che potevano proteggersi fra le sue mura durante gli attacchi.

I primi erano stati loro, poi fu aperto agli altri.

Il vecchio opificio, gioiello dii archeologia industriale, è pronto a tornare agli antichi splendori grazie al restyling in arrivo. A scoprire il suo segreto sono stati Antonio e Giacomo Mandelli - padre e figlio, fotografi – che con le loro macchina al collo hanno scovato e immortalato il bunker ancora perfettamente conservato.

Con tanto di panchine dove le famiglie attendevano speranzose la possibilità di tornare alla luce.

Sentimenti che a fine restauro - "rigorosamente conservativo", sottolinea il sindaco Mauro Capitanio - potranno essere immaginati dai visitatori "soprattutto giovani", ma non solo.

Il rifugio aprirà al pubblico in occasione di eventi particolari.

La nuova vita della piccola fortezza che non si vede è inserita nel piano di rinascita del polo Frette.

A prendersene cura sarà la vecchia proprietà, che torna in città non solo per valorizzare il patrimonio culturale del sito in via Dante, ma anche per ricominciare a lavorarci grazie a un grande progetto che prevede la presenza di uffici, design ed esperti di marketing, oltre ad un museo interattivo che sarà ospitato nella casa del custode con l’archivio storico.

Bar.Cal.