Farmaci oncologici rubati e rimessi in vendita, ora tocca ai corrieri

Alla sbarra una decina di imputati, ma alcuni sono stati assolti: all’epoca furono sequestrati 23 milioni di euro

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L’operazione dei carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni di Milano nel 2015

Partito al Tribunale di Monza il processo per il quarto troncone dell’inchiesta sul riciclaggio di farmaci ospedalieri, destinati alla cura del cancro e di malattie rare, risultati rubati. Alla sbarra sono rimasti una decina di imputati, persone fisiche e società, tra cui la monzese ‘Equi-Farma’ (i cui titolari hanno patteggiato la pena). Tutto nasce dalle indagini dei carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni di Milano che nel 2015 avevano fatto scattare 19 arresti a vario titolo per associazione a delinquere, ricettazione, riciclaggio e commercio internazionale di farmaci rubati nonché commercio di medicinali guasti e aveva portato al sequestro di medicinali per circa 3 milioni di euro e beni agli indagati per 23 milioni ritenuti l’ingiusto profitto dei traffici dei medicinali ad alto costo.

Rubati da grossisti o durante la consegna negli ospedali italiani e rivenduti all’estero, a volte anche senza essere conservati alle giuste temperature. La pm Franca Macchia ha già ottenuto diversi patteggiamenti e condanne col rito abbreviato per l’inchiesta partita dalla società di commercio all’ingrosso di farmaci monzese ‘Equi-Farma’ il cui titolare, Massimo Rigamonti, farmacista monzese, ha patteggiato la pena di 3 anni e 8 mesi, mentre quella di 3 anni è stata concordata dal fratello Mario Rigamonti e a 4 anni ha patteggiato Giuseppe Aliberti, milanese con precedenti analoghi ritenuto il promotore della presunta organizzazione criminale. Ma al dibattimento alcuni imputati di una farmacia in provincia di Sondrio, difesi tra gli altri dall’avvocato Raffaele Della Valle, condannati in primo grado al Tribunale di Monza, sono stati poi assolti con formula piena. Un incubo durato 7 anni quello vissuto da Giacomo Parolo, legale rappresentante della ‘Farmaceutica Valtellinese’ e dal suo dipendente Stefano Casagrande, che erano stati arrestati, trascorrendo 6 mesi tra carcere e arresti domiciliari, condannati complessivamente a 14 anni di reclusione e a confische per 900mila euro perché ritenuti trafficanti di farmaci chemioterapici e commercianti di medicine avariate e poi assolti dalla Corte di Cassazione, ma nel frattempo la società è finita in liquidazione. Ora da giudicare con l’ultimo filone restano i corrieri dei medicinali che ‘scottavano’, alcuni stranieri e ancora latitanti. La ‘Roche’ e ‘Novartis’ si sono costituite parti civili. Decisiva sarà la battaglia tra accusa e difesa sul riutilizzo anche in questo processo delle stesse intercettazioni telefoniche e ambientali già sottoposte a trascrizione.

S.T.