Regole da étoile: "Primo: volersi bene. È la propria unicità a dare emozioni"

Monica Perego, ballerina e insegnante, e le pressioni sulle ragazze: "Gli stereotipi cambiano, ma lentamente. Il gesto vale più del fisico"

Monica Perego

Monica Perego

Monza - Monica Perego, monzese, insegnante, già prima ballerina dell’English National Ballet e étoile internazionale racconta la sua esperienza da danzatrice e poi insegnante fra relazione con il corpo, “fisse” e pressioni alimentari.

Ha mai subito pressioni rispetto alla sua forma fisica e come le ha affrontate ?  «A scuola, alle elementari, venivo presa in giro perché ero magra e piccolina, mentre a danza ero la più bella, proprio per questo. Quindi il rapporto con il mio fisico era contrastante: da un lato ero apprezzata e dall’altro no. Quando sono entrata in compagnia, avevo un direttore molto fissato sulla magrezza e nonostante io fossi già magra, mi ha fatto capire che se fossi dimagrita un altro po’, sarebbe stato meglio per la mia carriera. All’epoca ero alle prime armi, quando speri di realizzare il tuo sogno ti fai influenzare da quello che ti chiedono. Ho iniziato a mangiare una mela al giorno o un’insalata al giorno. Quando arrivi a fare, quotidianamente, 6-8 ore di danza non è sostenibile e il mio fisico non ha retto. Io sono sempre stata una mangiona, nonostante fossi magra e dopo poco il mio corpo ha riserntito della carenza, mi sono fatta male e mi sono dovuta fermare. Allora ho capito che non potevo non mangiare, perché si va in carenza di nutrienti, come la auto senza carburante». 

Ha mai avuto a che fare con ballerine con disturbi alimentari?  «Purtroppo la mia migliore amica in compagnia aveva questi disturbi, portati avanti per qualche anno. Ho insistito perché parlasse con i genitori: ha avuto una famiglia molto forte che l’ha fatta rientrare a casa, dove è rimasta per qualche mese. Mi è rimasto molto impresso dai suoi racconti come questi disturbi psicologici modifichino tutta la tua quotidianità: quando sei a pranzo non sai cosa mangiare; non sai come vestirti e non ti piaci mai, perché non ti accetti come sei; in sala di danza davanti allo specchio, non riesci nemmeno a guardarti». 

Qual è il ruolo della famiglia? «I genitori hanno un ruolo molto delicato: devono essere presenti, non invasivi, ma quando ci sono problemi, devono saper intervenire». 

Lo stereotipo della ballerina scheletrica sta un po’ cambiando o ci vuole ancora tempo per diffondere il concetto di ballerina snella, ma sana?  «Sta cambiando, ma non siamo ancora al punto di svolta. Ci sono direttori artistici o coreografi che tengono a questa figura molto magra. Per fortuna, parecchie compagnie e accademie si sono adeguate per gestire la situazione con nutrizionisti e psicologi. Le ballerine d’oggi sono più seguite e supportate. Ma purtroppo, lo stereotipo esiste ancora. La bellezza è il gesto, l’anima e quello che si trasmette, ma a un’audizione, la prima cosa che guardano è il fisico: se non è nei loro canoni ti scartano». 

Da insegnante ha avuto allieve che soffrivano di disturbi alimentari e come ha gestito la situazione?  «Sì, un paio. In un caso, evidente, sono stata io ad avvicinare sia lei sia i genitori e insieme abbiamo contattato psicologi, psicoterapeuti e nutrizionisti. Per un’altra ragazza, non mia allieva diretta, è stato il genitore a contattarmi, ma lei non si è mai aperta con me». 

Agli insegnanti cosa consiglierebbe?  «Se l’insegnante reputa che una ballerina debba perdere qualche chilo, la prenda a quattr’occhi, mai durante la lezione o le prove davanti a tutti. Può solo consigliare di andare da un nutrizionista, per una dieta sana, ma in un’ottica di salute. Poi si valorizzano i punti di forza: magari ha un bel salto, un bel ’port de bras‘ e può essere più espressiva di un’altra filiforme». 

Un consiglio alle ragazze?  «Alle adolescenti ricordo che il fisico è in continua evoluzione: non è detto che nel momento della crescita, con i cambiamenti ormonali, sia necessario intervenire. Ma succede anche in tournée di non riuscire a mangiare sano. Non puoi sempre controllare tutto. Noi tendiamo alla perfezione che però non esiste. Bisogna volersi bene con le proprie caratteristiche. è l’unicità di una ballerina che riesce a trasmettere emozione».