Energia alle stelle? Il gigante Granarolo ha trovato la soluzione

La partnership con E.On e il ricorso alla tecnologia AB hanno fatto sorgere due impianti di cogenerazione e uno di teleriscaldamento

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Lotta al cambiamento climatico e risparmio sulla bolletta, il gigante del caseario Granarolo riesce a centrare entrambi gli obiettivi. Non è un miracolo con il caro energia che rischia di mandare al tappeto l’intero sistema produttivo, ma il frutto di investimenti green consolidati La partnership con E.On, marchio del settore energia e il ricorso alla tecnologia AB, hanno fatto sorgere nello stabilimento brianzolo, ex Lat-Bri, due impianti di coogenerazione e uno di teleriscaldamento, "soluzioni integrata per corrente e calore" che copre il 97% delle lavorazioni e del fabbisogno degli uffici". E non parliamo di noccioline: il sito di 107mila metri quadrati è il terzo per dimensioni in Italia che sforna formaggi freschi. Qui, ogni anno vengono lavorate 1.100 tonnellate di latte che diventano mozzarelle, scamorze, mascarpone, ricotta e snack. Per riuscirci servono 3 gigawattora al mese e un consumo termico di circa 600.000 metri cubi. L’intesa E.On-Granarolo è datata, risale al 2016 ed è estesa a 5 sedi sparse per il Paese. Il pilastro del modello, l’autosufficienza. La durata dell’accordo, 12 anni, comprende manutenzione e svolta verde anche sull’illuminazione. "Dal punto di vista economico la cogenerazione ha un impatto rilevante soprattutto per quanto riguarda l’elettricità, di fatto blocca il prezzo - dice Daniele Rossin, Energy manager -. Mantiene le promesse anche sotto il profilo della sostenibilità, campo in cui ci permette di tagliare 1.000 tonnellate l’anno di C02". La formula studiata per migliorare la resa energetica "ha un punto di forza anche nel fatto che ci occupiamo direttamente della gestione delle strutture permettendo alla casa madre di concentrarsi sulla propria attività - spiega Andrea Tomaselli di E.On - In Brianza abbiamo scelto come partner AB, che con la sua tecnologia ci ha consentito di raggiungere tutti gli obiettivi".

"Anche a questo progetto abbiamo applicato la nostra filosofia ‘un modo migliore’ che certifica come ci sia una strada per ciascuno di centrare i traguardi", sottolinea Angelo Baronchelli, presidente di AB. Così il gigante del caseario ha tracciato la rotta all’interno della propria galassia fatta di 600 produttori, 13 siti in Italia, 2 in Francia, 3 in Brasile, 1 in Nuova Zelanda, 1 nel Regno Unito, 1 in Germania e 1 negli Stati Uniti. I costi energetici sono cruciali per i bilanci di un gruppo con 2.454 dipendenti che servono 50mila punti vendita e 20 milioni di famiglie italiane ogni anno con un fatturato a fine 2020 di 1.280 milioni di euro. Il Gruppo Granarolo comprende due realtà sinergiche: una cooperativa di produttori di latte – Granlatte – che opera nel settore agricolo e raccoglie la materia prima, e una società per azioni – Granarolo S.p.A. – che trasforma e commercializza il prodotto finito.

Il Gruppo Granarolo rappresenta la più importante filiera italiana del latte direttamente partecipata da produttori associati in forma cooperativa. Riunisce oltre 600 allevatori produttori di latte, un’organizzazione di raccolta della materia prima alla stalla con 70 mezzi, 720 automezzi per la distribuzione, che movimentano 850 mila tonnellateanno e servono quotidianamente 50mila punti vendita presso i quali 20 milioni di famiglie italiane acquistano prodotti Granarolo. La missione del Gruppo all’estero è di esportare la tradizione di prodotti Made in Italy. Il Gruppo si avvale di controlli qualità esterni svolti da enti di certificazione internazionale garantiti dall’International Food Standard (IFS), dal British Retail Consortium (BRC) e dall’EU Organic Food Certification (CCPB). Dal 2002, il processo produttivo è certificato dal sistema di gestione qualità ISO 9001. Il 77,48% del Gruppo è controllato dal Consorzio Granlatte, il 19,78% da Intesa Sanpaolo, il restante 2,74% da Cooperlat.

Barbara Calderola