Monza, crisi edilizia: le rotonde le costruiscono i fiorai

La Filca Cisl denuncia l’uso disinvolto dei contratti

Un cantiere di una rotonda

Un cantiere di una rotonda

Monza, 20 marzo 2019 - Piantano fiori o costruiscono una rotonda? La risposta è: costruiscono una rotonda ma hanno il contratto dei florovivaisti. È una delle denunce pubbliche fatte dalla Filca Cisl di Monza Brianza e Lecco all’indomani della grande manifestazione romana del settore edile (con la Filca in piazza anche Fillea Cgil e Feneal Uil).

«Il momento critico del settore ha favorito anche datori di lavoro “disinvolti”, decisi a risparmiare evitando l’applicazione del contratto degli edili. Può così succedere che una rotonda stradale venga realizzata da addetti con un contratto del settore florovivaistico. Peccato, però, che l’unico collegamento con quel comparto sia costituito dalle pianticelle messe a dimora al termine dei lavori. E poi c’è sempre il lavoro in nero. Inoltre nei cantieri incontriamo addetti che si qualificano come lavoratori artigiani. Ma noi abbiamo il dubbio che lo siano davvero» spiega Silvio Baita, segretario generale Filca Cisl Monza Brianza Lecco.

Un comparto colpito duramente dalla crisi che, prima del 2008, contribuiva per l’11.5 per cento alla creazione del prodotto interno lordo. Ora questa percentuale è arrivata all’8 per cento. Gli occupati a livello nazionale sono circa 500mila. Prima del 2008 erano 600mila in più, mentre 120mila imprese hanno cessato l’attività. La ricca Lombardia non si è salvata da questa moria di posti e aziende. Anzi. Nel biennio 2007-2008 gli iscritti alla Cassa Edile di Milano, Monza e Lodi erano oltre 70mila. Ora siamo a quota 43mila. Gli occupati brianzoli, nello stesso periodo, sono passati da 8.400 a 5mila. In provincia di Lecco da 6.300 a 3.200.

Sono diminuiti i posti, ma pure il livello di sicurezza: nella sola Brianza, in 10 giorni, quattro persone sono morte in incidenti sul lavoro. La crisi ha falcidiato le imprese: tra Milano, Monza e Lodi ha ridotto le aziende da 11.500 a 5.400. In Brianza si è scesi da 1.700 a 940. "Numeri drammatici che fanno sembrare lontanissimo il “boom” del mattone", spiegano dalla Cisl.

«Anche qui in Brianza – sottolinea Silvio Baita – paghiamo il fatto che il pubblico non stia investendo. In tutta Italia i cantieri fermi sono 600. Nella nostra zona, per esempio, la Pedemontana si arresta a Lentate. Un aiuto verrebbe se ripartissero pure i cantieri della Lecco-Bergamo e il prolungamento della Metropolitana a Monza. E poi aspettiamo che parta a pieno regime la Città della Salute a Sesto San Giovanni».

Enemmeno la realizzazione delle strutture di Expo 2015 è servita, perlomeno a Milano e dintorni, a innescare l’attesa inversione di tendenza.

"Nei cantieri di Expo – precisa Francesco Condorelli, componente la segreteria Filca Cisl Monza Brianza Lecco – hanno lavorato circa 6mila addetti del settore edile. L’effetto positivo c’è stato, ma ha avuto una durata temporanea".

"Qualche segnale - aggiunge il sindacalista - rassicurante ora viene dal campo delle ristrutturazioni: tanti edifici costruiti negli anni Sessanta e Settanta vanno adeguati alle nuove norme. Altre commesse potrebbero venire dalla messa in sicurezza di ponti e di scuole".

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