Ornago, duplice omicidio: attesa per l'autopsia su Amalia e Marinella

Per capire come siano state uccise le due donne trovate in stato di decomposizione: Paolino Villa in cella

Ris a Ornago

Ris a Ornago

Ornago (Monza Brianza), 15 Febbraio 2018 - I Ris tornano a Ornago. Oggi, mentre all’Istituto di Medicina legale si terrà l’autopsia sui corpi di Amalia Villa e Marinella Ronco, gli specialisti dei carabinieri analizzeranno ancora una volta ogni centimetro dell’appartamento dell’orrore. Un lavoro lungo e minuzioso per loro, alla ricerca di indizi che permettano di ricostruire con esattezza le cause della morte della sorella e della nipote di Paolino Villa, l’ex assessore 75enne, indiziato del duplice omicidio. Sotto la lente finirà, innanzitutto, la camera da letto di madre e figlia, con ogni probabilità scena del crimine. Il primo esame nell’abitazione, subito dopo la macabra scoperta dei corpi, non avrebbe rivelato segni di trascinamento. Loro due erano riverse a terra, prone, lontane l’una dall’altra. Impossibile decifrare a occhio nudo gli abiti che portavano, se da notte, o da giorno, a causa dell’avanzato stato di decomposizione in cui erano.

Solo  il certosino lavoro dei patologi svelerà il segreto delle ultime ore di vita delle vittime, uccise, pare, senza un perché. Se gli esperti forniranno riscontri da contestare al fratello indagato, da sabato scorso, gli inquirenti stanno riempiendo di contenuti la vita dei tre, che convivevano da anni. Mai uno screzio, secondo la vulgata, o mai nulla che sia trapelato dalle mura domestiche. Forse, e sembra un’ipotesi non priva di contenuto, le cose erano degenerate da quando Villa era precipitato nell’abisso dell’alcol. Forse, Amalia e Marinella hanno cercato di aiutarlo con tutti i mezzi che avevano a disposizione e, forse, proprio qui sta la chiave del mistero.

Quanto alle donne, 84 anni la madre, 52 la figlia, c’è poco da dire. Riservatissime, conosciute di vista da tutti, ma quasi mai fuori casa, conducevano un’esistenza molto ritirata. Per questo è difficile credere che la loro fine possa essere slegata da Paolo. Era lui a fare da tramite con l’esterno. La stanza piena di sangue dove sono state ritrovate racconta una storia diversa da quella che ha preso forma dopo il delitto per strada, nei bar, dove non si parla d’altro. L’efferatezza della mattanza è il tradimento dei valori che il volontario ha messo in pratica tutta la vita. Forse, per questo fa ancora più male. Il tragico epilogo potrebbe essere maturato nelle pieghe di una mente poco lucida negli ultimi tempi.